Von der Leyen, Erdogan e la poltrona negata (riflessione sul sofa-gate)

Ambarabà, ciccì, coccò, la poltrona a chi la do? Non alla von der Leyen, così ha deciso Erdogan, pare, con il beneplacito di Michel. E pensare che una volta gli uomini facevano i cavalieri, e mai avrebbero lasciato una donna senza sedia. Purtroppo, non è segno di parità, è un segno dei tempi. Politici e governanti sempre meno attenti ai valori veri delle relazioni, sempre più attenti soprattutto agli interessi personali, e ai personali modi di vedere, anche quando sono retrogradi e veicolano messaggi, come in questo caso, di assoluta inadeguatezza. Dal mio post su Facebook, perchè avrei voluto che Ursula parlasse chiaro.
– a cura della dr.ssa Annarosa Pacini

Von der Leyen, Erdogan e la sedia negata (riflessione sul sofa-gate)

Trovo un po’ strumentale questo richiamare l’attenzione sulle donne da difendere e sul machismo imperante. E mi chiedo perchè una donna che può – davvero – fare da simbolo per un’affermazione della dignità dell’individuo universale, come la von der Leyen, non abbia agito in tal senso. E sapere che dopo essersi seduta sul sofà abbia parlato dei diritti delle donne, non so se mi fa più sorridere o rattristare.
Vorrei ricordare che la Turchia, per volere del suo presidente Erdogan, è uscita dalla Convenzione di Istanbul, il primo trattato internazionale sulla prevenzione e la lotta contro la violenza di genere e la violenza domestica, pochi giorni fa, e che le spose bambine sono ancora una realtà, in Turchia. Perciò, se non si è ipocriti, non credo ci sia molto da stupirsi, a proposito del comportamento maschilista di Erdogan.

Una donna nella posizione della von der Leyen, e nella situazione della von der Leyen, avrebbe dovuto agire. Non c’è migliore testimonianza dell’agire concreto. Non si deve “parlare” dei diritti delle donne. Si deve agire per il rispetto dell’uguaglianza dei diritti di tutti gli individui. Siamo nel 2021, non nel 1001. Eppure, una donna conquista una posizione come quella della Ursula (von der Leyen) e poi accetta un comportamento così scioccamente sbagliato?

Il valore di una persona, del suo ruolo, la sua dignità, non è scalfito dall’ignoranza degli altri. La von der Leyen avrebbe potuto affermare se stessa, essere se stessa, dare voce alle donne, anche seduta sul divano. Si chiama parlare, e dire le cose come stanno. Avrebbe potuto chiedere – sì, chiedere, davanti a tutti, alla platea mondiale – dov’era la sua sedia. Perchè lì non c’era solo Erdogan, ma anche Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo. Diamine, anche lui un cavernicolo?
Che poi, se ci pensiamo bene, Fred Flinstone sapeva chi comandava ?

Quello che più mi fa colpisce è aver visto la von der Leyen non reagire apertamente. La postura, il linguaggio del corpo, si nota il disappunto, ma anche la difficoltà a reagire… Che non vuol dire andare via, arrabbiarsi, sentirsi sminuita o alzare un “polverone” diplomatico: vuol dire, proprio perchè non ti sminuisce certo la mancanza di rispetto degli altri, parlare con chiarezza, fermezza, rispetto. Ad alta voce, a testa alta. E poi, restare anche seduta, sul sofà, su un poggiapiedi o anche per terra, ma con fierezza. Perchè non è una sedia, a fare la differenza, è quanto, ancora oggi, per una donna, per troppe donne, sia difficile parlare chiaro, qui e ora. Con quella fermezza e quel garbo che possono ben sposarsi anche con la diplomazia (perchè ho ben chiaro il ruolo della Ursula, per quello la sua risposta, lì, in quel momento, non avrebbe dovuto mancare).
Poveretto Erdogan, se ha ancora bisogno di rafforzare la sua autostima maschile con giochetti di quel tipo.
Poveretto Michel, che o non stava bene, oppure dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza. Chissà cosa ne pensano le donne della sua vita.
Siamo nel 2021, non nel 1001, sì. Ma a volte penso che sia il calendario a sbagliare.

Foto Ursula Von der Leyen: audiovisual.ec.europa.eu

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