Vaccino, verità e libertà

C’è un atteggiamento cieco, nel non comprendere le paure e i timori, nel non guardare sino in fondo la verità. Cieco e distruttore. Serve fratellanza. Unità. Tu, vaccinato, stai sempre alla giusta distanza, e porta la mascherina. E anche tu, non vaccinato. E così, magari, arriva davvero il momento che il virus muore. That’s all.

– a cura della dr.ssa Annarosa Pacini

Vorrei parlare del vaccino, della verità e della libertà.
VACCINATI. COSA SI SA. Il vaccino protegge dagli esiti funesti. Ovvero, la maggior parte delle persone vaccinate che si ammalino di Covid, non muore. Il vaccino non protegge dal contagio. Ovvero, le persone vaccinate, si possono ammalare di Covid. Il vaccino non protegge dalla trasmissione. Ovvero, le persone vaccinate possono infettare altre persone. Quindi, fondamentalmente, il vaccino rappresenta uno strumento di protezione personale, in primis, e degli altri, secondariamente. NON VACCINATI. COSA SI SA. I non vaccinati rischiano di ammalarsi di Covid con esiti più funesti, rispetto ai vaccinati. I non vaccinati possono ammalarsi, come i vaccinati. I non vaccinati possono contagiare, come i vaccinati. I non vaccinati non proteggono, prima di tutto, se stessi. Gli altri, come conseguenza. Ma i vaccinati si proteggono da soli. Così, un vaccinato può contagiare un non vaccinato, che può morirne, e un non vaccinato può contagiare un vaccinato, che, per oltre il 97 per cento dei casi, si ammala in modo non mortale.
VACCINI, EFFETTI, CONTROINDICAZIONI. I vaccini sono uno degli strumenti che hanno permesso, all’umanità, di sopravvivere e sconfiggere malattie ritenute, prima, imbattibili. Perché quei vaccini le hanno completamente debellate. Chi si vaccina, non si ammala e non infetta. Molti vaccini, negli anni, hanno visto evoluzioni e cambiamenti, a causa di effetti collaterali, noti o meno noti. Non c’è mai stata tanta attenzione quanto oggi, in tempo reale, su un vaccino. Ciò che ognuno ne sa, è legato all’esperienza personale, al desiderio di conoscere, a volte al caso, altre all’interesse. Paragoni tra l’attuale situazione e le precedenti non se ne possono fare. Primo, perché si tratta di vaccini di nuova generazione, e, come accaduto per i precedenti, solo tra molti anni sarà possibile avere una visione realistica e più completa. Secondo, perché questa è la prima pandemia “globale”, davvero mondiale. Perché la diffusione di una malattia nel 2020 ha raggiunto estensioni mai raggiunte prima, quando si viaggiava solo in auto (chi ce l’aveva), o, prima, a cavallo, o, prima ancora, a piedi. Oggi, in poche ore si va da un continente all’altro. Terzo, effetti mortali dei vaccini ce ne sono sempre stati, così come effetti collaterali funesti e definitivi di ogni farmaco.
QUAL E’ LA DIFFERENZA? Che se una persona che abita all’altro capo del mondo prende una medicina che tu non dovrai mai assumere in vita tua, e muore, ammesso che tu ne venga a conoscenza, potrebbe non interessarti affatto, o poco, e comunque, non ne vedresti un immediato effetto con la tua vita. Se invece una persona muore per un vaccino anti-Covid, che tu sia vaccinato, e attenda di sapere se la tripla dose sarà una realtà, vaccinato in attesa della seconda, e dei possibili effetti collaterali, non vaccinato in attesa della prima, dubbioso del vaccino in attesa di decidere, o no-vax, che già hai deciso che non vorrai vaccinarti, quella morte ti interessa e ti riguarda. Gianni Rivera, ospite in studio di Bruno Vespa, quando questi gli ha chiesto se si fosse vaccinato, ed è rimasto sorpreso davanti al suo no, gli ha candidamente detto (trascrizione letterale): “Non ci penso proprio. Ho delle notizie negative. Qualcosa già si sente e qualcosa si sa, si viene a sapere. Poi ci sono alcuni virologi che dicono proprio di evitare, e quindi…” “Io ho fatto il tampone stamattina ed è risultato negativo…” “Io son tranquillissimo però se sono quella parte sfortunata di chi viene vaccinato e che muore, mi dà fastidio”…. “è la percentuale, e la percentuale bassa, ma se io faccio parte di quella percentuale bassissima, mi dispiacerebbe…”. Gli dispiacerebbe morire. Cosa che trovo comprensibile. Ora, non intendo giudicare né discutere sulla decisione di Rivera, né su quella dei vaccinati né dei dubbiosi né dei no vax.
INFORMAZIONI REALI. Di persone che muoiono di Covid, ce ne sono ancora ogni giorno. Di persone che si ammalano di Covid, ce ne sono ancora ogni giorno. Una persona, vaccinata con due dosi, assieme al marito, si è ammalata di Covid assieme ai due figli, ne hanno avuto per settimane. Non è stata un’influenza leggera. Informazione diretta di prima mano, vera. Una persona, non vaccinata, si è ammalata, non ha avuto particolari effetti, meno di una “normale” influenza. Informazione diretta, di prima mano. Ma ognuno, è un caso a sé. Un’altra persona, invece, dopo mesi, ancora soffre di debolezza fisica e mentale. Le informazioni reali stesse ci dicono che non si sono certezze, perciò si torna al punto di partenza.
VACCINO, VERITA’ E LIBERTA’. Il vaccino non protegge dal contagio, protegge dagli effetti gravi della malattia. I vaccinati non hanno motivo di temere particolarmente i non vaccinati, tanto possono contagiarsi anche tra loro, però, sono protetti dagli esiti più gravi. Forse anche dal long Covid? Non ho questa informazione. I non vaccinati, invece, dovrebbero stare molto attenti, proteggersi di più. Per farlo, avrebbero bisogno che tutti proteggessero tutti. E qua cade l’asino, e, probabilmente, mi tirerò addosso gli strali degli uni e degli altri, vaccinati, non vaccinati, no vax e anti-misure protettive. Cosa dovrebbe fare una persona che non può vaccinarsi? Come si difende? E se una persona volesse fare quanto più possibile per non ammalarsi?
IO, L’INFLUENZA STAGIONALE E LA LARINGITE VIRALE. Ora, in questi giorni mi è tornato alla mente il mio abituale comportamento nei confronti della “comune” influenza. O anche del raffreddore. Se mi viene il raffreddore, sto ben attenta a non contagiare gli altri, sto alla giusta distanza, evito anche di andare in luoghi chiusi, se, facendo ciò, dovessi “attaccare il raffreddore” ad altre persone. Anche se ho i sintomi dell’influenza, magari solo all’inizio. Se poi ho sicuramente l’influenza, allora non evito proprio la vita sociale, per non contagiare gli altri. E l’ho sempre fatto, da sempre. Sono strana? Perché è la stessa cosa che faccio adesso. Sto attenta, sono prudente. Anche i miei conoscenti fanno così, da sempre – forse, sono strani pure loro -: se pensano di avere l’influenza o hanno il raffreddore, stanno attenti a non contagiare gli altri. Un gruppo di gente strana, le mie conoscenze, ma a me sembrava la cosa più giusta da fare, nessuno doveva ordinarmi il distanziamento. Forse me lo hanno insegnato quando ero piccola, come ci si comporta in caso di virus. Prima del Covid, si cercava di non trasmettere il virus del momento. Poi, ho un’esperienza personale-professionale, o professionale-personale, se preferisci, da cui ho imparato ancora altro. Io lavoro (lavoravo) in studio, faccio counselcoaching e formazione, grafologia, comunicazione, crescita personale, pedagogia. In uno studio dalle dimensioni “normali”. Con tutela della privacy, perciò finestre e porte chiuse. Una cara persona, mia cliente, circa quattro anni fa, venne in studio da me, dopo essere uscita da un mese di laringite virale piuttosto aggressiva. Stava bene (pensava. Anche io pensavo stesse bene. Non è che i virus li vedi nell’aria). La settimana successiva ho iniziato ad avere problemi di abbassamento di voce e mal di gola. Ci sono voluti due otorinolaringoiatri per capire che non era un normale mal di gola. No, purtroppo: era laringite virale, ed era stato il mio cliente a trasmettermela. Quello che pensava di essere guarito. Da lì sono derivate terapie non appropriate, una varice rotta all’interno di una narice del naso a causa della troppo brusca introduzione di una microcamera da parte dell’esimio medico, profumatamente pagato in regime di libera professione. Due anni di epistassi nasale al primo cambio di temperatura (ventilatori, aria condizionata). Abbassamento di voce stagionale. La laringite è, ormai, diventata quasi cronica. Con tutte le conseguenze del caso. Ad esempio, il maggiore impegno nello svolgere un lavoro che ha nel dialogo il suo fondamento. Detto in altre parole, parlo. Stavo meglio prima di questa storia, sinceramente.
COSA SO DEL CONTAGIO DEI VIRUS. Perciò, cosa ho imparato? (non che prima non lo sapessi, ma oggi le verità lapalissiane sembrano ignote). Che i virus ti contagiano. Che quando sei contagiato, ti tieni le conseguenze. Che le cure sbagliate possono causare altri danni. Che, quando si parla di contagi legati alla distanza, al respiro, alle vie aree superiori, e anche al contatto (come nel Covid), non è il caso di scherzare. TU COSA FARESTI DOPO QUESTA ESPERIENZA? Ti dico cosa faccio io. Per prima cosa, ho ben chiaro cosa significhi infettarsi in un ambiente chiuso, senza poterlo evitare e difendersi. Infatti, lavoro soprattutto a distanza (devo dire, con grande soddisfazione anche dei miei clienti, perché è una cosa che ho iniziato a fare nel 2012, né improvvisata, né seconda all’incontro in studio). In studio, ho dovuto creare un ambiente ad hoc, che vuol dire massima distanza, finestre aperte (possibile solo durante i mesi caldi), mascherina. Per me è molto faticoso, parlare con l’intensità e la partecipazione che uso nel mio lavoro, indossando la mascherina. Preferisco il live a distanza, vederci, gli occhi, il viso, la gestualità, la parola, la libertà. Eppure (la settimana scorsa): arriva un cliente, si siede e chiede: “Posso togliermi la mascherina?”. Arriva una cliente, si siede e chiede: “ma dobbiamo rispettare le distanze o posso venire vicino?”. INDOVINA. No, non si può togliere la mascherina. E sì, deve rispettare le distanze. E sì, questo richiede grossi sacrifici e produce effetti non positivi sul lavoro di chi, come me, mio marito, essendo liberi professionisti: non abbiamo entrate, se non quando lavoriamo, né ristori, perché siamo una categoria fuori da tutte le categorie. Non è certo una decisione facile da prendere. Ma se voglio tutelare davvero gli altri, a partire dalla mia famiglia, e clienti inclusi, devo tutelare anche me stessa. QUESTO E’ IL PROBLEMA. Perché, caro amico che mi leggi, o semplice lettore sconosciuto, che tu sia vaccinato o non vaccinato, che io sia vaccinata o non vaccinata, continuerò a seguire le uniche norme che davvero mettono al riparo dal contagio: distanziamento, igiene e, sì, mascherina. E lo farò volontariamente. Incredibile… E continuerò imperterrita, sino a che: a) o l’influenza da Covid19 non diventi davvero una “normale” influenza b) o il vaccino non protegga ANCHE dal contagio, con certezza. Perché, per dirla con Rivera, se una persona venisse nel mio studio, pensando di non essere contagiosa, magari vaccinata, o proprio perché vaccinata, e poi mi ritrovassi con il Covid, un po’ mi dispiacerebbe. MA TU PENSI DI RIUSCIRE AD EVITARLO? Non ho la palla di vetro né poteri ultra-umani. Penso che posso fare solo del mio meglio. Perciò mantengo in atto i comportamenti che ritengo validi. Mi preoccupa molto più l’atteggiamento del gestore del bar, vaccinato due dosi (!) che stamani, senza mascherina, alitava attivamente nel suo locale, toccando tutto senza problemi e igienizzanti, o della persona al supermercato che si toglie la mascherina, si lecca le dita, si mette il guanto, e intanto ha anche raccolto, con quella stessa mano – che si era guardato bene dal disinfettare, all’entrata – un limone che è caduto per terra e lo ha rimesso tra quelli in vendita. O loro sanno, sul Covid, qualcosa che io non so, o il valore ed il rispetto che danno alla vita degli altri è molto diverso da quello che gli do io. VACCINO, VERITA’, E LIBERTA’. Perciò, per favore, vorrei dire a tutti quelli armati del proprio buon senso, che poi è un personale punto di vista, di occuparsi della propria vita, e fare del proprio meglio. Il messaggio dei vaccinati che vorrebbero tutti vaccinati a forza, mi atterrisce. Come se il vaccino evitasse il contagio o il contagio fosse colpa dei non vaccinati. Il vaccino protegge, sì. Ma io proprio non me la sento di insistere con una persona che, sana e felice, magari si vaccina e poi muore. Chi sono, io? La vita di ognuno di noi non ha lo stesso grandissimo valore? Non avendo la palla di vetro e non essendo un essere divino con brama di potere di vita e di morte sugli altri, direi che la cosa migliore da fare è parlare, riflettere, con saggezza, e sperare che tutti facciano del proprio meglio. E, cari tutti, per me resta comunque – la cosa migliore da fare – continuare a rispettare le giuste misure. Perchè, senza le giuste misure (variante X-Y docet) il vaccino non ferma la pandemia. P.S. Come postilla, aggiungo anche che non condivido nessuna presa di posizione in cui manchi il rispetto dell’altrui pensiero e dell’altrui scelta, quindi, offese, insulti, parolacce, giudizi personali ed informazioni pressapochistiche trasformati in verità assolute. Rispetto tutte le prese di posizione, ma quando si parla di vita e di morte, la scelta non si impone. C’è un atteggiamento cieco, nel non comprendere le paure e i timori, nel non guardare sino in fondo la verità. Cieco e distruttore. Serve fratellanza. Unità. Tu, vaccinato, stai sempre alla giusta distanza, e porta la mascherina. E anche tu, non vaccinato. E così, magari, arriva davvero il momento che il virus muore. That’s all.

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