Rispetta le donne con le azioni della tua vita

Gli uomini che fanno violenza alle donne: figli di chi? La riflessione non appaia scontata. Tutti gli uomini sono figli di donne. Tutti. Anche i 63 uomini italiani che, in questo 2021, hanno ucciso le loro partner od ex-partner.

Una giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, nel 2021, è una sconfitta. Non il richiamare l’attenzione su un dato di fatto sempre più evidente. Non il richiamare ognuno di noi alle proprie responsabilità. Lo è il richiamare l’attenzione sull’eliminazione della violenza, che rende la violenza protagonista del pensiero, e delle parole.

– a cura della dr.ssa Annarosa Pacini

Una giornata per il rispetto della donna, perchè togliere potere alla violenza

Proporrei, invece, la “Giornata per l’affermazione del rispetto della vita, e delle donne”. Una giornata pro, e non una giornata contro. Ho scelto una foto di “scarpette rosse baby”, per il mio post. Perché, a quell’età, le scarpette rosse non hanno genere, non soffrono gli stereotipi, le limitazioni culturali o i pregiudizi sociali. Che le indossi un bambino, o una bambina, parlano di possibilità dell’essere, di fiducia e libertà. E sono proprio quei bambini, e quelle bambine, che, una volta diventati adulti, si trovano a vivere in spirali discendenti di relazioni disfunzionali.

Ma questi uomini, che non rispettano le donne, di chi sono figli? Da chi sono nati? Che rispetto hanno trasmesso loro, i padri? E le madri, dov’erano, cosa facevano? Quello che scriverò è lapalissiano, ma proprio questo lo rende un fatto determinante.

Tutti gli esseri umani sono partoriti da donne. Tutti gli uomini, sono figli di donne. Tutti, hanno madri, sorelle, nonne, zie, insegnanti, amiche.
La psicologia delle relazioni familiari, dopo decenni di studi, ha constatato che una percentuale molto bassa di persone soffre di sue proprie problematiche patologiche, a livello mentale, tali da indurre comportamenti disfunzionali (aggressivi, abusivi, violenti). Molto bassa.

La maggior parte, invece, sono persone che hanno sviluppato problematiche emotive e relazionali, all’interno delle relazioni familiari e sociali. Questo, accadeva già quando ancora esistevano, le relazioni familiari. Quando c’era il tempo di parlare, almeno a tavola, quando le persone si guardavano le une con le altre e non stavano con gli occhi fissi sugli schermi digitali. Quando si discuteva faccia a faccia, e non via chat. Quando l’egopower non era diventato un modo di sentire dominante.

Violenza contro le donne e giovani senza valori, il ruolo della società (e della cultura diffusa)

Era il 2019 quando una ricerca Censis-Conad fotografava il “sentire” diffuso, tra gli italiani: “Se la società è incattivita e ostile, allora tanto vale pensare a me stesso e alla mia famiglia”: la radice egoistica dell’egopower. E l’uso delle piattaforme digitali lo amplifica a dismisura: sono quasi dieci milioni gli italiani “compulsivi” nell’uso dei social network (pubblicano di continuo post, foto, video per mostrare a tutti quello che fanno ed esprimere le loro idee). Il primato dell’egopower uccide i miti: il 90,8% degli italiani non ha modelli a cui ispirarsi.

Nessun modello cui ispirarsi, nessun valore che richiami l’uomo (=essere umano) verso ideali che lo elevano dall’essere mero consumatore bisognoso di oggetti per stare bene. Così, il passaggio dall’oggetto materiale alla donna oggetto che non appaga il bisogno percepito, è breve. La donna che è già “oggetto”, all’interno di culture e società patriarcali e maschiliste, da secoli. Da sempre. Non dobbiamo dimenticare che i modelli educativi sono modelli soprattutto maschili. La società in cui viviamo s’ispira a modelli maschili. Addirittura il femminismo degli anni d’oro, sentiva il bisogno di affermare l’identità femminile “adottando” modelli di pseudo-libertà maschile, negli abiti come negli atteggiamenti.

Il ruolo delle relazioni familiari come modello pedagogico evolutivo per la rinascita della società

Tutti gli uomini sono figli di donne. E questi uomini incattiviti, questi fidanzati, questi mariti, questi nipoti, come hanno fatto a sviluppare sentimenti così primitivi e negativi? Con chi hanno vissuto? Con “donne-mostro”? Lo dubito fortemente.

Perciò, deve esserci qualcosa di più sottile. L’educazione agli affetti, ed alle relazioni, in famiglia, avviene per vie invisibili, ben oltre quello che si pensa di dire e insegnare. I figli percepiscono, sanno, avvertono, i sentimenti veri. Se il padre non rispetta la madre (…“è un gran lavoratore, poi è stanco, è nervoso, non è colpa sua se mi tratta male…”, giustificazioni di questo genere sono all’ordine del giorno, quando lavoro con madri preoccupate dall’aumentata aggressività dei figli nei loro confronti); se la madre rinuncia a difendere i propri diritti, magari, per quieto vivere – “è fatto così, lo so, lo lascio perdere…”.

E in quel “lasciar perdere” le donne non lasciano perdere solo la giusta difesa dei propri diritti, dei propri spazi, delle proprie idee e della propria identità, ma anche quella dei figli.

I quali figli (e figlie), non dimentichiamolo, sono a loro volta immersi in una società che ha trasformato in normalità aspetti della vita che sono, indubbiamente, alterati. Un esempio per tutti: oggi, adolescenti e pre-adolescenti cercano di vivere esperienze sessuali ispirate dalla pornografia alla quale sono esposti sin dall’infanzia, con una maturità emozionale ridotta, se non assente, e con grandi difficoltà nel creare relazioni umane profonde, una volta adulti. Perché, per amare, bisogna sperimentare l’amore, l’emozione, la sensibilità, il dialogo, la parola, il pudore e la scoperta. Quello dell’intimità, è un linguaggio, ma, per parlarlo, bisogna conoscerlo. E non ha nulla a che vedere con lo svilimento dell’atto sessuale per la soddisfazione dei bisogni fisici e le loro devianze.

Riscoprire la forza positiva della dignità umana in ogni suo espressione, a partire dal vivere quotidiano

Allora, poiché tutti gli uomini sono figli di donne, è impensabile che le donne non abbiano un ruolo, piccolo o grande che sia, nel modo in cui questi uomini sono cresciuti. Perché un uomo che abbia una relazione di profondo rispetto, e amore e dialogo con la madre, e il padre, e la sorella, e la nonna e la zia, che cresca in un ambiente ricco di valori e di conoscenza, di stimoli culturali e morali, e poi dia fuoco alla fidanzata o prenda a randellate la nonna, non s’è mai visto.

Le donne hanno un ruolo fondamentale. Hanno un potere straordinario. Che lo usino. Siete voi il modello di donna più vicino ai vostri figli, voi, l’esempio, voi, la forza, voi, il dialogo e il confronto. Voi, che lo accompagnate, prima ancora che nasca. Abbiate coraggio. Non accettate un briciolo di rispetto di meno dal vostro partner di quello che voi date a lui, e lui deve a voi. Insegnate la vostra forza ai vostri figli. Insegnate il rispetto. Parlate con i vostri figli, ascoltateli. Siate donne.

E voi, padri, insegnate il rispetto con le vostre azioni, e le vostre parole. Siate coraggiosi esempi di umanità. Il rispetto va coltivato dentro di voi, e portato nel mondo con il vostro agire, nella vita di ogni giorno.

Questi esseri umani abbrutiti e brutali, che colpiscono chi li ama, che si sono persi, nel loro cammino di vita, sono, tutti, figli di altri esseri umani. Della famiglia, dell’ambiente sociale, del contesto culturale. Sono figli di tutti noi. Questo è il pensiero da tenere sempre, nella mente e nel cuore. Ognuno di noi ha una grande responsabilità, quella di cercare di essere il miglior essere umano possibile. E fare, di ogni giorno, la giornata dell’affermazione del rispetto e della dignità della vita umana. Di ogni vita umana. Non importa, il colore delle scarpette.

“In questa generazione ci pentiremo non solo per le parole e per le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone” (Martin Luther King)

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