Non scrivo con cuore leggero su certi temi, è importante parlarne, ma è assai sottile la linea che divide il giusto dallo sbagliato. Pur tuttavia, anche tacere non è una scelta utile. Soprattutto perché c’è chi parla molto. La persona che ha denunciato lo stupro della povera donna di Piacenza lo ha anche postato. Alcuni siti di notizie lo hanno postato. La Meloni, quale leader di un partito che potrebbe governare l’Italia, lo ha postato. “Immagini offuscate”, si difendono. La povera donna è stata riconosciuta, sgomento e violenza si aggiungono alla violenza. Ma a qualcuno importa? Ma davvero per far capire la gravità di una simile violenza è necessario condividere il video? Ma davvero è il modo giusto per difendere i diritti delle donne?
– Analisi delle strategie comunicative, secondo i criteri di una comunicazione valoriale che ponga la persona al centro, applicata alla vita ed alle relazioni. A cura della dr.ssa Annarosa Pacini –
I social uniti, per una volta, lo hanno rimosso, da Twitter a Facebook. Poi si è passati alla propaganda politica, sul perché e il per come, chi lo ha pubblicato prima, chi nasconde la mano dietro la schiena (non sono stato io).
Vorrei richiamare la vostra attenzione su due parole, “povera” e “misericordia” e perché ritengo che un leader politico (di qualunque sponda) dovrebbe fare da argine ad ogni forma di violenza, alzare la voce per difendere la dignità dell’essere umano, mostrare misericordia e compassione per la vittima. Che, purtroppo, diffondere un video non va nella direzione giusta. Almeno nell’ottica della comunicazione valoriale.
Lo stupro di Piacenza
La storia è tristemente nota: una donna è stata violentata, una persona ha chiamato le Forze dell’Ordine e ripreso l’intera violenza, incluse l’audio, le urla disperate della donna. Non è una fiction.
Il video viene pubblicato da alcuni siti di notizie e rilanciato dalla leader (donna) di un partito politico, Giorgia Meloni.
Facebook, Twitter e YouTube lo rimuovono. La Procura di Piacenza avvia un’indagine sulla diffusione del video.
Le polemiche politiche
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, aveva girato su Twitter il video dello stupro, con questo messaggio: «Non si può rimanere in silenzio davanti a questo atroce episodio di violenza sessuale ai danni di una donna ucraina compiuto di giorno a Piacenza da un richiedente asilo. Un abbraccio a questa donna. Farò tutto ciò che mi sarà possibile per ridare sicurezza alle nostre città».
Enrico Letta (per primo, poi altri), segretario del PD, aveva replicato: «Faccio un appello a tutti perché tutti stiamo dentro i limiti della dignità e della decenza. Il video postato da Giorgia Meloni su uno stupro è un video indecente e indecoroso. C’è il rispetto delle persone che deve essere prima di tutto, quindi invito tutti a fare una campagna elettorale in cui si parli delle cose e ci si confronti anche animatamente. Ma non si può essere irrispettosi dei diritti delle persone».
La Meloni ha replicato a sua volta: «Non consento a Enrico Letta di diffondere menzogne sul mio conto e fare bieca propaganda sul gravissimo stupro di Piacenza. Il video pubblicato sui miei social è oscurato in modo da non far riconoscere la vittima. Non ho ragioni di scusarmi se non per aver espresso solidarietà. Ho pubblicato una cosa che stava già sui siti, che aveva pubblicato la stampa. Avete chiesto ai quotidiani che hanno pubblicato il video se intendono scusarsi?».
A sostegno, interviene anche Salvini, leader della Lega: «Il problema non è il video, è lo stupro: c’è un problema educativo e di rispetto delle regole, più che preoccuparci dei video e dei tweet mi preoccupa di come prevenire questo reato».
“Povera” e “misericordia”
Quando scrivo “povera donna”, intendo con questa accezione: “si riferisce a qualcuno o a qualcosa che suscita un senso di pietà, partecipazione affettiva, con implicita l’idea non tanto della povertà quanto della triste condizione”.
(N.B. “pietà” nel significato latino, piĕtas -atis, di dolore, angoscia, fatto o vista che muove a pietà).
Provo dolore e angoscia, e partecipazione affettiva, per quella donna e il suo dolore, e la sua angoscia.
Quando scrivo “misericordia” intendo con questa accezione: “Sentimento di compassione per l’infelicità altrui, che spinge ad agire per alleviarla, che muove a soccorrere”.
Le polemiche politiche valgono zero
Allora, vediamo di riportare l’attenzione di tutti al livello di umanità.
Serve concentrazione. La mente va ripulita da tutte le brutture e violenze, prive di morale ed etica, che ogni giorno ci scorrono sotto gli occhi, come nulla fosse. Uomo uccide compagna a martellate. Figlio squarta madre. Moglie e figli fanno a pezzi il marito e padre. Ragazzo ucciso con una coltellata per uno sguardo. Cameriere in fin di vita per una risposta. Ambulante strangolato per un’occhiata. Ragazza stuprata, filmata e postata sui social.
La verità è che le leggiamo. Quanta pena proviamo? Cosa pensiamo, pensiamo subito: “povera ragazza”, “pover’uomo”… sentiamo misericordia, vorremmo fare qualcosa per aiutare chi è sopravvissuto? Vorremmo alzarci in piedi, e farci sentire, fare quello che possiamo, opponendoci a questa barbarie?
Magari, postando riflessioni eque e serene. Magari, richiamando principi etici e morali, e spirituali.
“Non in pane solo vivet homo” (Matteo 4, 4 e Luca 4, 4). Non di solo pane vive l’uomo. E se non nutriamo lo spirito, l’Uomo, cosa diventa?
Quello che la donna, e leader, Giorgia Meloni, avrebbe potuto dire senza postare il video
Se hai già letto gli altri articoli dedicati alla comunicazione valoriale, sai che faccio esercizio di comunicazione applicata alla vita, come le parole cambiano le cose, come le parole influenzano la realtà.
Giorgia, in quanto donna e madre, avrebbe potuto provare prima di ogni cosa compassione e pietà, e misericordia. Dolore e angoscia.
Avrebbe potuto, in quanto leader, parlare forte, senza postare il video (che non c’è bisogno, di sentire le urla di una donna che viene brutalmente violata per capire il dolore, l’impotenza, la bestialità).
Almeno, a me non serve. È come se li sentissi. Anche per te dovrebbe essere così. Se non lo è, se pensi di avere “bisogno” del video, allora chiediti cosa ti succede. Perché la tua pietas si è anestetizzata. Perché vuoi vedere cose brutte. A cosa ti serve, veramente? Aumenta lo sdegno? Aumenta la tua partecipazione? O, video dopo video, notizia dopo notizia, cominci ad assuefarti a tutta questa violenza vera, che ti sembra distante, come fosse un film?
Cosa avrebbe potuto dire la leader di Fratelli d’Italia?
“Non si può rimanere in silenzio davanti a questo ennesimo atroce episodio di violenza sessuale. Ringrazio chi ha deciso di non postare quelle immagini terribili, perché comprendo il dolore di quella povera donna. Lo sento sulla mia pelle. Non dobbiamo pensare di essere al sicuro: saremo al sicuro quando tutta la società sarà impegnata in un’opera di ricostruzione basata sui valori della civiltà, del rispetto e dell’uguaglianza. Chiediamo pene severe per coloro che agiscono contro la Legge e i valori umani. Farò di tutto, nel mio ruolo di leader politico, perché leggi giuste e politici di valore possano fare le scelte migliori per aiutare questo nostro Paese a superare questo momento così difficile”.
Invece, sappiamo che ha detto altro…
“Non ho ragioni di scusarmi se non per aver espresso solidarietà. Ho pubblicato una cosa che stava già sui siti”. E già, d’altronde, “stava già sui siti”…
Dov’è il problema
Il problema è il video, come il problema è lo stupro. Sì, c’è un problema educativo, ma è a monte: chi fomenta gli animi è parte del problema. Chi cambia le regole in base ai propri interessi, ahinoi, è parte del problema. Non importa quale sia la bandiera sotto cui agisce. E, per rifarci a chi di cose giuste ne ha dette molte, chi è senza peccato, scagli la prima pietra.
Un leader dovrebbe costruire. Creare ponti. Non separare. Non creare paure.
Povera donna, poveri noi.
E dov’è finita, la misericordia?