La verità sulle relazioni tossiche

Se sei qui, che stai ascoltando questa puntata podcast, o leggendo la trascrizione, hai già una tua idea, sulle relazioni tossiche. Spiegazioni, motivi, ragioni. Forse, ne vivi una. Forse, temi di essere la persona tossica, forse, ti senti vittima della persona tossica. Non hai bisogno di trovare qui, le stesse informazioni e spiegazioni che già conosci. Vorrei invece offrirti una prospettiva diversa, che porta ad una verità diversa, a consapevolezze diverse, a scelte diverse. La verità ha molteplici facce, ma se guardi davvero, e fino in fondo, riconosci quella che può portare più bene alla tua vita. Perchè etichettare una relazione come “tossica” non ti è di nessun aiuto, e cosa devi invece cercare, e comprendere, per far sì che ciò che ne consegue sia giusto per te, sì, invece ti è di aiuto. La prima verità, è che la relazione tossica non esiste.
(Scorrendo la pagina puoi leggere la trascrizione dell’audio)

Le relazioni tossiche: un cambiamento di prospettiva

O, meglio, esistono relazioni sbagliate, disfunzionali, involutive, infelici, non costruttive, disarmoniche, non equilibrate, non in equilibrio… ogni relazione che non è felice, che non produce equilibrio, bene, serenità, crescita, può essere migliorata. Se non puoi migliorarla, devi chiederti se è ancora una relazione. Ma non tutte le relazioni che non funzionano sono, necessariamente, “tossiche”. Se segui il mio podcast da tempo, sai cosa ne penso, delle parole-etichetta.

Le parole etichetta sono prigioni. Più ne usi, meno sei libero di evolvere. Ne usi certamente anche tu, alcune le hai create personalmente, altre le hai ereditate dalla tua vita e dalle tue relazioni importanti. Ma questo, è un altro argomento.
Se sei un nuovo ascoltatore, vai sul mio sito, e cerca, tramite il form “parole etichetta”, così potrai comprendere meglio questa prospettiva, ascoltando le puntate in cui ne ho parlato. La prospettiva cambia le cose. E’ un concetto molto chiaro, se lo applichi all’arte, o all’architettura. Guardare il disegno di un edificio in prospettiva angolare, obliqua, aerea, centrale, cambia le cose. L’edificio è sempre lo stesso, ma ti appare diverso. Migliore è la prospettiva, migliore la visione.

Le persone tossiche e la sofferenza dell’essere

Nella vita, e nelle relazioni, hai bisogno della visione completa, un “tutto tondo” reale, che vada anche in profondità, dentro di te, fuori di te, chi sei, come lo porti nel mondo, via così. Questa verità sulla relazioni tossiche è una prospettiva, che sono certa possa esserti d’aiuto, per ogni relazione. La prospettiva giusta migliora sempre le cose.

A proposito di cose che possono esserti d’aiuto, iscrivi al podcast di Comunicare per essere®, dal mio sito o sull’app che preferisci, ed al mio canale Youtube, se già non lo hai fatto. Sempre più video accompagneranno questo percorso, motivato dalla mia volontà e dal mio desiderio di aiutarti ad essere più felice e realizzato nei tuoi panni, e nella tua vita. Centinaia di puntate messe a tua disposizione gratuitamente, decine e decine di ore, pensate per chi mi ascolta, mi legge, mi osserva. Dedicate a te, che mi segui. Ripartiamo.
Se ti piace il concetto di relazione “tossica”, lo puoi tenere. Una realtà non ne nega un’altra, l’affianca. Di più è preferibile al di meno, e questo, nella conoscenza e nei percorsi evolutivi, è sempre una verità.

Cosa sono le relazioni “tossiche”?

Perchè si parla di relazioni tossiche, e cosa s’intende? In linea generale, s’intende parlare di relazioni che fanno male, e, spesso, si rivolgono a chi resta all’interno di queste relazioni, anche se per lui, o lei, sono nocive. Si parla di coppia, ma non solo, genitori e figli, familiari in senso ampio, professionali. Ogni relazione può essere non in equilibrio. “Tossico” origina il suo significato da veleno, e l’etimologia della parola risale a greco “toxicón ‘veleno in cui si intingono le frecce’, da tóxon ‘arco’. Ma anche dal francese “toxique”, che vuol dire velenoso, dotato di tossicità”.
Quali sono i contrari di “tossico”? Atossico, innocuo, ma anche salubre e salutare. Proviamo a cambiare parole.

Tu vivi una relazione tossica. Leggi, ti informi, studi, la persona “tossica” ti fa stare male, perché è come un veleno. Già definire “tossica” una persona include un giudizio che ti toglie molta libertà di scelta.

Cambiamo parole. Vivi una relazione in cui non sei felice e che non ti fa stare bene. La persona che è con te in questa relazione, anche lei non sta bene, altrimenti non produrrebbe infelicità. La relazione ha bisogno di essere compresa, di essere osservata in profondità. Può diventare innocua? Può trasformarsi in salutare? E, se è una relazione che non è “salutare”, in cui ciò le persone non stanno bene, perché va avanti? Chi lo decide? E quando hai smesso di credere che meriti tutta la felicità che desideri, ed hai iniziato ad accontentarti di meno? E l’altra persona, lei, come sta?

La scelta di relazioni salutari (il contrario delle relazioni tossiche)

Nel mio lavoro incontro persone, conosco persone, aiuto persone, da tanto tempo. Tutte le persone. Capita che arrivi da me la persona che soffre e si sente vittima. Oppure che arrivi da me quella che sa che le cose non vanno bene ma pensa proprio non avere responsabilità. Oppure che arrivi una conseguenza, ad esempio, un figlio con problemi a scuola, o nella sua vita di relazione, che sono una conseguenza di una dinamica di relazione familiare non armonica e non in equilibrio. Così, realtà alla mano, dati alla mano, esperienza alla mano, cliente dopo cliente, allievo dopo allievo, ho potuto farmi un’idea della verità, concreta e reale.

Dalla mia prospettiva, che è quella di chi cerca sempre la migliore soluzione per tutti, di chi crede che il modo migliore per vincere sia quello di comprendere e rafforzarsi. I sentimenti negativi, di astio, di vendetta, la collera, le recriminazioni, i rimpianti, le offese, i giudizi, non ti portano da nessuna parte. Che vuol dire, in senso letterale, che resti fermo e bloccato.

Così, io ho lavorato non solo con le persone che soffrivano, in una relazione, a causa di altre persone, ma anche con le persone che, nella relazione, erano causa di sofferenza. Cercando e trovando un modo perché le une e le altre potessero fare scelte migliori, nella propria vita. Come ti dicevo nell’introduzione, non intendo qua approfondire il tema della persona “tossica” o della relazione “tossica”, che tanto vanno di moda. Ma vorrei semplicemente offrirti prospettive che possono intanto aiutarti a capire che puoi uscire da dove stai, puoi muoverti.

Come la sofferenza trasforma i rapporti (da salutari a tossici, ma si può cambiare)

La relazione non è veleno, la persona non è veleno. La relazione non funziona come potrebbe, o dovrebbe, per una serie di motivi e cause, che vanno compresi. E ci sono sempre una serie di soluzioni possibili, che puoi attuare. Ma, più di tutti, m’interessa il fatto che dividere le persone in buone e cattive, in vittime e carnefici, all’interno di una relazione affettiva, non aiuta. Un piccolo inciso: sto parlando di relazioni usuali, che, pur mostrando criticità, non vanno oltre la linea. Ti faccio un esempio, con la storia di una famiglia.

Storia vera, nomi di fantasia. La madre, Amelia, viene da me perché è preoccupata del fatto che il figlio, Baldo, da qualche tempo sia taciturno, si mostri poco interessato alle cose intorno a lui, e sempre arrabbiato. Baldo sta frequentando l’ultimo anno delle scuole superiori, e questo sta influenzando molto i risultati scolastici. Amelia attribuisce il cambiamento di Baldo a cattive relazioni con i compagni di classe, alcuni insegnanti e la sua ex ragazza. Baldo è un ragazzo straordinario. Lo so, è una parola che uso spesso, ma è vero: straordinario, intelligente, curioso, sensibile, originale. Mentre lavoriamo per lui, perché rafforzi i suoi modelli interiori e trovi le nuove strategie di cui ha bisogno, emerge che Amelia e Cassio (il padre) da tempo non hanno più una buona relazione. Ogni giorno, sono litigate, brutte parole, offese. Baldo ritiene che sia colpa del padre, di Cassio, che vuole sempre comandare, osserva che le cose sono peggiorate, e lui pensa che sia colpa del padre.

Il suo comportamento è una reazione ad una dimensione familiare “tossica”, cioè ad una dimensione che non è salutare per lui, che gli fa male. Non è salutare per nessuno. Amelia decide anche lei di avviare un percorso, per se stessa, perché non si sente serena. All’inizio, anche Amelia attribuisce gran parte delle responsabilità a Cassio. E poi, arriva Cassio. Cassio ha notato che l’atmosfera, in casa, da quando Baldo ed Amelia hanno iniziato, ciascuno, il proprio percorso, è migliorata, non sa perché, cioè, non sa su cosa stiano lavorando, quali siano i loro obiettivi, e così deve essere, perché il percorso è strettamente personale e privato. Sa, di Baldo, che desidera che ritrovi torni ad essere sereno. Ma anche lui si sente infelice, e arrabbiato. Secondo Cassio, Amelia non lo ama più e non glielo vuole dire, però glielo fa capire. E’ sempre distante, rari i momenti d’intimità, lo critica su ogni cosa. E lui si arrabbia, e risponde. E lei anche, oppure fa scena muta. E lui si arrabbia di più.

Arrivo alla conclusione: tre anni prima Amelia aveva incontrato un uomo per cui aveva provato dei sentimenti. Amava ancora anche Cassio, ma Cassio non era mai stato particolarmente affettuoso, appassionato, romantico, non la faceva sentire speciale.

Quando una relazione non funziona: negare, fuggire, subire, soffrire, o cercare la soluzione giusta?

Così, per alcuni mesi, aveva addirittura pensato di andare via. Aveva poi scoperto che non ci sarebbe stato un futuro con l’altro uomo, che non aveva intenzione di lasciare né la moglie né la famiglia. Però Amelia aveva capito che c’era qualcosa che non andava più bene, nella loro relazione. Non ne aveva parlato con Cassio, non aveva cercato di capire. Aveva però attivato tutta una serie di comportamenti sottili, vendicativi, astiosi, tossici.

Sì, Cassio aveva ragione, ormai da due anni lei ogni giorno cercava di fargli pagare il fatto che non fosse diverso. Anche Baldo aveva ragione, il clima era molto peggiorato, non c’era più quell’armonia, quel modo di essere e di relazionarsi che apparteneva alla sua famiglia. Non ti ho detto che Baldo, con il padre, era diventato molto aggressivo, sino, una volta, ad arrivare a minacciarlo. Ai suoi occhi, Cassio era il cattivo. Capisci come sia sottile, il confine, tra il giusto, e lo sbagliato, tra il momento in cui tutto inizia, e quello in cui tutto peggiora… può darsi che tu veda persone tossiche, e relazioni tossiche, in questa storia. E, secondo la persona con cui ti identifichi, ed in cui ti immedesimerai, una sarà più tossica di un’altra. Invece, io non vedo nessuna persona tossica.

Vedo persone che fanno del proprio meglio, che hanno avuto degli “intoppi” sul loro percorso, che non hanno preso le decisioni giuste, che non hanno saputo avere fiducia in se stessi e nell’altro, che, soprattutto, non hanno coltivato un ambiente salutare, che vuol dire relazioni salutari, comunicazione salutare. Cioè che fa bene. Il contrario di tossico.

Hanno creato un ambiente tossico, che faceva male a tutti. Ma loro sono persone tossiche? La relazione è tossica? “Tossico” è un’entità avulsa dalle relazioni personali, dall’essere individuale? La relazione che non fa bene, e può fare male, è frutto di scelte, pensieri, azioni, che non vanno nella direzione giusta per te. Ed è impossibile che possa diventare la direzione giusta per gli altri, perché vivere l’amore come sacrificio, come negazione, come imposizione, come contrasto, significa non vivere l’amore, non vivere la relazione. Questa è la verità. Se vuoi definirla tossica, chiamala tossica. Ma non far sì che questo diventi un alibi che ti impedisca di rafforzare la tua visione interiore, di cercare le risposte con chiarezza, con coraggio.

Sono le tue scelte a fare la tua vita. Così trasformi anche le relazioni (tossiche o meno)

Amelia, Cassio, Baldo, sono tre persone, ognuna con la sua storia personale, con le sue peculiari ed uniche caratteristiche, che, ad un certo punto della vita, si sono trovate a soffrire. La sofferenza dell’uno creava sofferenza nell’altro, e se non comprendi le cose nel modo giusto, non le tiri fuori nel modo giusto, allora, diventano sbagliate. Gli “intoppi” sono ostacoli, spesso conseguenze anche di scelte non giuste.

Quando sento parlare di relazioni tossiche, la prima cosa che vedo, sono persone che non stanno bene, cioè che non stanno esprimendo se stesse, in quel momento della loro vita, nel modo migliore, che non stanno creando, in quel momento della loro vita, di creare la migliore realtà possibile. Ma possono cambiare e trasformare. Amelia, Cassio e Baldo lo hanno fatto, perché hanno deciso di farlo. La relazione tossica è tossica se tu credi che una persona sia come un veleno, se cerchi l’antidoto, se ti senti dipendente. Ma, più di tutto, è una relazione non armonica, non in equilibrio.

Devi creare il tuo vaccino interiore, capace di renderti immune da ciò che può influenzarti negativamente, e, contemporaneamente, capace di creare gli anticorpi di cui hai bisogno perché tu, e la tua vita, siate in piena salute. Se anche la relazione, questo dipende dalla singola storia, dalle singole persone. Non c’è una risposta uguale per tutti. Tu hai la tua, ed è quella che ti serve per comprendere quello che è giusto per te, e fare in modo che quella sia la direzione che prende la tua vita. Le cose vanno comprese, affrontate e risolte. Nella mia esperienza, funziona meglio che etichettarle e giudicarle. Meglio vedere più prospettive, che una prospettiva sola: significa, ampliare le tue possibilità di scelta, libero da ogni etichetta, che sia una parola, un pensiero, un modello interiore, sociale o culturale. Perciò, non rinunciare mai a coltivare e sostenere ciò che è salutare per te.

Se vuoi farlo con me, scegliere di liberare la tua essenza, e la tua vita, e influenzare positivamente, in modo salutare, tutto ciò che sei e fai, incluse le tue relazioni, contattami. Troveremo sicuramente la strada migliore per te. Sul mio sito, annarosapacini.com, pagina contatti, trovi tutti i miei recapiti. Scrivimi, telefonami, chiedi, sarò ben lieta di spiegarti tutti gli strumenti che metto a tua disposizione, dall’Analisi grafologica full in coaching, al counseling e coaching uno a uno, on line, al Profilo Grafologico Essenziale. Che è la sintesi mirata, e studiata, con grande attenzione, della tua scrittura, in cui ti propongo punti essenziali, importanti per te ed il tuo percorso di vita, grazie allo studio della tua scrittura, attraverso la Grafologia evolutiva®. Puoi richiederlo anche adesso, basta collegarti alla pagina dedicata sul mio sito.

Intanto, per aiutarti a coltivare la prospettiva giusta, aforismi e musica. Tre aforismi sulla consapevolezza. Jung: “Abbiamo bisogno di più consapevolezza della natura umana, perché l’unico pericolo reale che esiste è l’uomo in se stesso”. Buddha: “Devi andare il più possibile in profondità nella consapevolezza. Allora nessuno potrà illuderti poiché allora non vedrai l’apparenza, ma la realtà”. E, infine, Osho: “Quando dico che la consapevolezza non può essere raggiunta dalla mente, voglio dire che non puoi raggiungerla pensandoci su. Puoi continuare a pensarci all’infinito, ma ti muoverai in un circolo. La devi praticare, la devi “fare”. Sono d’accordo, devi praticare la consapevolezza, che significa agire per cambiare il tuo mondo. Seguimi sui social , su quello che preferisci, a partire da Facebook, lascia un commento, inviami un messaggio, fammi sapere cosa ne pensi. C’è sempre un’ispirazione pronta ad arrivare.

Il brano s’intitola: “In your heart”. Nel tuo cuore, in te, c’è quello di cui hai veramente bisogno. Datti fiducia. Vieni a trovarmi su YouTube, segui i miei video, sono sicura che anche lì avrò modo di dirtelo. Io ne ho, ho fiducia in te. Ciao, grazie per essere stato con me. Ti aspetto alla prossima puntata.

“Le parole etichetta sono prigioni. Più ne usi, meno sei libero di evolvere”
-Annarosa Pacini

Crescita e realizzazione personale, comunicazione, motivazione, ispirazione, evoluzione, coaching on line – frasi, pensieri, aforismi e citazioni tratti dal lavoro della dr.ssa Annarosa Pacini (© tutti i diritti riservati: è consentito l’uso con la citazione della fonte e link al sito)

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