Tu non mi capisci

C’è una cosa fondamentale da tenere sempre presente, ogni volta in cui comunichiamo, con noi stessi, con gli altri, con le parole, con le azioni. Con le parole non dette, con le azioni non fatte. Con i pensieri scacciati e con quelli che si ripetono spesso: per chi ne fa esperienza, sono vere. Perciò, anche una frase come “non mi capisci”, indica, per chi la dice, una verità. Va ascoltata.

E’ però una frase che, mentre mostra una condizione che richiederebbe un ascolto migliore, una partecipazione più grande, provoca l’effetto opposto, perché pone completamente a carico dell’altro, il difetto di comprensione. Ma la comunicazione è sempre bidirezionale: se qualcuno non ti capisce, puoi fare molto per cambiare le cose. E se non capisci qualcuno, puoi fare molto per cambiare le cose. Iniziando dal modo in cui interpreti i tuoi pensieri e le tue azioni, e quelli dell’altro, ma, più di ogni altra cosa, facendo della tua comunicazione la migliore espressione di te. Dalla vita reale al cambiamento reale: ti racconto le basi che possono trasformare ogni “non mi capisci” in un momento costruttivo di vita.
(Scorrendo la pagina puoi leggere la trascrizione dell’audio della puntata)

“Non mi capisci”: cosa c’è, invece, da capire

Inizio subito da un dialogo reale, tra due persone reali, nomi di fantasia. Sergio spesso quando è sotto stress invia messaggi vocali a Stefania. Stefania sta lavorando, arriva un messaggio vocale, due, tre. Stefania non può ascoltare, se ascolta, si stressa anche lei. I messaggi vocali diventano un modo che Sergio usa per scaricarsi, molto unidirezionale. Ai messaggi vocali, al loro significato, al loro impatto, a cosa servono, e a cosa no, dedicherò un approfondimento. Torniamo a Stefania, che, dopo un po’, comincia a sentirsi ansiosa ed innervosita già dal momento in cui vede che arrivano i messaggi vocali. Prima in modo paziente, poi con sempre meno pazienza, chiede a Sergio di non inviarle messaggi vocali mentre lavora, di aspettare un momento migliore, che le consenta di rispondere. Sergio si innervosisce, “tu non capisci che io sto facendo altre cose per cui non potrei scriverti, ma devo dirti cose importanti, per questo mando i messaggi vocali”. Le altre cose sono: sta guidando, sta rassettando, sta facendo una passeggiata. Si innervosisce ancora di più Stefania: “anch’io sto lavorando, non posso risponderti, e tu continua a mandarli, e poi alla fine, sono tanti, un fiume che la sera mi investe, e non posso neanche parlare con te”.

Perché i messaggi vocali, in genere, sono molto a favore di chi li lascia, e meno, di chi li riceve. La questione però non è il messaggio vocale – ho scelto appositamente un evento non di particolare impatto, che possa essere collocato all’interno di usuali routine di vita -, la questione è il “non mi capisci”, o la sua variante “non capisci”. Che stanno sempre ad indicare un’accusa nei confronti di chi ascolta. Rispondere con un altro “anche tu non capisci” certo non può facilitare né la relazione né la comprensione.

Il dialogo ha sempre bisogno di ascolto

Iniziamo da un punto fondamentale: per Sergio, è vero che Stefania non lo capisce. Lui avverte potentemente quel desiderio, sente il bisogno di comunicare, più forte di qualunque altro bisogno. Tant’è che non coglie le difficoltà di Stefania, che, ricevendo mentre lavora i suoi messaggi, è oggettivamente impossibilitata a dedicare loro la giusta attenzione.

Stefania avverte nel fare di Sergio una mancanza di rispetto e di comprensione. E così, passano in secondo piano i motivi, i messaggi, il desiderio di comunicare, di condividere, di sentirsi compresi: si scarica sull’altro ciò che si prova, e molto spesso, si tratta di pensieri ed emozioni negative. Ripartiamo: se una persona ti dice “non mi capisci”, è perché in quel momento ha quella percezione. E quella percezione è dominante, e la mette in una posizione di non ascolto.

La prima cosa che puoi fare è non farti trascinare nella dimensione emozionale e comunicativa dell’altro. Stefania desidera aiutare e comprendere Sergio, ma ha bisogno di poterlo fare in una situazione giusta per lei. La risposta di Stefania dovrebbe essere aperta alla dimensione del suo essere. Ci sono tanti modi, qua ne riporto uno, a puro scopo esemplificativo, perché il vocabolario personale va costruito in base alla vita personale, alle parole che contraddistinguono il tuo sentire e lo rendono visibile e percepibile.

Chi ti dice “non mi capisci”, sente che non lo capisci. Non sta bene, non è sereno. Che lo sappia o no, è in una fase di chiusura. Cosa rispondere al nostro Sergio? “Grazie Sergio per i tuoi messaggi, mi fa piacere che voglia condividere con me dei pensieri così importanti. Purtroppo non posso ascoltarli, sai che sono al lavoro e questo non mi consente di dedicare a ciò che mi dici il tempo che vorrei”.

Solo se tieni aperta la porta della comunicazione, puoi davvero capire

Non ha bisogno, Stefania, di sentirsi “capita” da Sergio, se lei comprende che Sergio segue un suo bisogno, che, in quel momento, gli impedisce di aprirsi ad una comunicazione costruttiva. E non basta, un solo messaggio, una sola volta, per aprire nuovi canali comunicativi. È necessario che tu definisca bene l’immagine di te che vuoi trasferire, i sentimenti e le emozioni che desideri rendere attivi, e continui nella tua direzione.

Cosa potrebbe fare Sergio? Pian piano, ascoltare, mandare meno messaggi, aspettare un momento migliore, telefonare. E, in quel momento migliore, lì è l’occasione per parlare ancora, per spiegare come ti senti, come le sue parole ti colpiscono. Solo così possiamo creare vera comunicazione. E anche Sergio, potrebbe guardarsi bene dentro, e riconoscere la verità. Che manda i vocali a Stefania perché sa che lei lo può capire – anche se è il contrario di quello che dice -, ma forse non sa che una buona relazione, una buona comunicazione, è quella che fa stare bene, che crea valore. Se hai bisogno di supporto, devi permettere all’altro di essere in condizione di dartelo.

Perché da un “non mi capisci” all’altro, spesso si inizia da una parte e si va a finire in un intero universo di recriminazioni, di cose che non sono lì, ma sono dentro di te, e tu le porti in quel momento. E se non sono positive, il momento si trasforma, e da possibile momento di comunicazione, conoscenza, benessere relazionale, diventa un momento di conflitto e tensione.

Le basi della buona comunicazione come antidoto al “non capisci”

Ma cosa vuol dire, “capire”? Molte cose. Vuol dire contenere, accogliere in sé; comprendere con l’intelletto, intendere, ma anche afferrare e penetrare profondamente, sentire intimamente. Comprendere una persona, penetrarne l’animo, le intenzioni, il carattere. Però, capire vuol dire anche “rendersi convinto, essere persuaso” e questo è l’equivoco: il capire vero è la vera comprensione, penetrare l’animo dell’altro, sentirsi vicini, sostenersi. Richiede buona volontà da entrambe le parti, buon ascolto da entrambe le parti.

Quando, invece, vuol essere “devi convincerti della mia verità”, allora già non è più comunicazione per costruire valore, è una posizione unilaterale di chiusura, che non dà fiducia alla tua vita, alle tue possibilità di comprendere ed essere compreso, alle possibilità dell’altro. Le basi sono semplici: scegli bene le parole, non usarle per accusare, accogli la verità dell’altro come tale, perché per lui lo e vale quanto la tua. Questo non vuol dire rinunciare al tuo punto di vista, né a che possa essere compreso. Ma comprendere, non vuol dire accettare, non vuol dire non esercitare il proprio pensiero, vuol dire riuscire a capire la posizione dell’altro, pur mantenendo la propria.

Stefania comprende la necessità di Sergio, stanno affrontando un momento difficile, lui sente il bisogno di sfogarsi. Ma vorrebbe che Sergio comprendesse le sue necessità, di poter lavorare serenamente e lasciare ad un momento in cui possano ascoltarsi, comprendersi e sostenersi veramente, il loro dialogo.

Puoi sempre trovare una strada migliore, per comprendere ed essere compreso

Nelle basi della buona comunicazione c’è anche la buona volontà. Perché puoi cambiare ogni tuo modello comunicativo, ma solo se davvero lo vuoi. Perciò, la prossima volta che una frase come “non mi capisci” attraversa la tua mente per arrivare alla tua bocca, fermati un attimo, e pensaci bene, pensaci di più, trova parole nuove che possano costruire realtà diverse.

Sergio potrebbe dire – magari in un messaggio vocale, ma che non siano fiumi di messaggi, perché la comunicazione funziona meglio, quando c’è chi parla, e chi risponde – Sergio potrebbe dire la verità, che ringrazia Stefania, per la sua pazienza, che a volte non riesce proprio a trattenersi, ma che vuole trovare un modo diverso, migliore, perché il suo stress fa male anche a lui. E quella situazione gli fa capire che c’è qualcosa che deve e può cambiare, per vivere più serenamente.

Un “non capisci” può aprire porte bellissime, se tu per primo riesci ad aprire la porta. Io ho molta fiducia nella possibilità trasformativa delle persone, perché nel mio lavoro incontro persone diverse, tra loro, per età, situazione di vita, temperamento, attitudini, obiettivi, eppure, tutte così straordinariamente coraggiose, pronte a mettere da parte i loro “non mi capisci” per dare spazio ad una comunicazione valoriale che, sola, può permetterti di esserti e realizzarti, dentro di te, e insieme agli altri.

Se vuoi coltivare questa prospettiva di vita, se hai qualche “non mi capisci” che ti pesa, possiamo lavorarci insieme. Telefonami, scrivimi, troveremo le parole nuove di cui hai bisogno per scrivere la tua nuova strada. Annarosapacini.com, pagina contatti, trovi i miei recapiti, puoi inviarmi un messaggio, possiamo fissare un appuntamento telefonico, così, parlando, ci potremo comprendere meglio.

Una porta aperta verso la comprensione, ad ogni livello, è questo podcast, Comunicare per essere®, iscriviti, se già non lo hai fatto, non perdere questa possibilità di aprire la tua vita verso dimensioni che ti appartengono, ma, come non è possibile vedere un bell’orizzonte se non apriamo la finestra nella giusta direzione, così è per la comunicazione che può trasformare la vita. Puoi seguirlo dal mio blog, dove puoi leggere anche le trascrizioni dei testi, iscriverti liberamente dalla tua app preferita per musica e podcast.

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Ti ho detto tutto? No, ancora devo parlarti di quello che può ispirarci, al cambiamento. Come le parole, come la musica. Iniziamo dagli aforismi dedicati alla comprensione come dimensione di vita intenzionale. Pablo Picasso: “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere”. Confucio: “L’uomo superiore che vuole arrivare a un certo punto cerca di portarvi anche gli altri. Poiché vuol capire, cerca di far sì che anche gli altri capiscano. Questa è la forza della superiorità: trovare l’esempio in se stessa”. L’ultimo, di Thich Nhat Hanh: “Capire la sofferenza di qualcuno è il miglior regalo che puoi dare ad un’altra persona. La comprensione è l’altro nome dell’amore”.

Il brano è: “Emotional”. Impara ad ascoltare, le emozioni, le tue, quelle degli altri. E’ più facile capire, quando non giudichi, più facile ascoltare, quando comprendi. Ogni parola è un mondo, e più lo esplori, più lo conosci. Il primo mondo da esplorare, però, non è quello fuori. E’ quello che si trova dentro di te. E scoprirai cose bellissime, se ti dai il tempo di capirle. Grazie per essere con me in questo viaggio. Ti aspetto alla prossima puntata. Ciao ciao

“Un ‘non capisci’ può aprire porte bellissime, se tu per primo riesci ad aprire la porta”
-Annarosa Pacini

Crescita e realizzazione personale, comunicazione, motivazione, ispirazione, evoluzione, coaching on line – frasi, pensieri, aforismi e citazioni tratti dal lavoro della dr.ssa Annarosa Pacini (© tutti i diritti riservati: è consentito l’uso con la citazione della fonte e link al sito)

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