Lo stress può essere manipolato, per passare dal distress, spiacevole e negativo, all’eustress, che contribuisce al buon funzionamento dell’organismo e al benessere personale. A volte, eustress e distress convivono, e la vittoria dell’uno sull’altro dipende da noi.
Parliamo dello stress, prendendo lo spunto da un articolo pubblicato sul numero di maggio 2018 di “Mind – Mente e Cervello”. Il dossier del numero è dedicato ai “Genitori sull’orlo di una crisi di nervi”. L’articolo che condivido con voi è stato scritto da Anna Oliverio Ferraris ed è intitolato “Stressati ma sani”, e, come il dossier, si riferisce, in particolare, allo stress che vivono i genitori. Ma a noi interessa ampliare questo concetto, che trovo molto interessante, perché la gestione dello stress riguarda tutti noi.
(Scorrendo puoi leggere la trascrizione dell’audio)
I superpoteri di chi sa controllare lo stress
Un accumulo di condizioni stressanti può portare a una sorta di intolleranza nei confronti di ciò che dobbiamo affrontare. E quando lo stress aumenta, si ha l’impressione di perdere quella qualità della vita senza la quale il mondo appare grigio, deprimente, ostile, non gratificante. (…)
Uno stato cronico di stress può provocare anche problemi di salute, dall’ipertensione all’emicrania, solo per fare degli esempi, o altri malanni che indeboliscono l’organismo e generano problemi psicologici. L’articolo ricorda, però, che questo non significa che ogni forma di fatica o di stress debba necessariamente risolversi nella sindrome del burnout. Come è noto la fatica può essere soltanto di tipo fisico e non comportare problemi esistenziali. «Stanco ma felice» è un’espressione molto comune che testimonia questo tipo di condizione che non ha nulla a che vedere con la sofferenza psicologica o con i disturbi psicosomatici.
…ma c’è anche lo stress che fa bene
Esiste, inoltre, anche un lato benefico dello stress: l’eustress (dal greco «eu», «bene», come nella parola euforia) che contribuisce al buon funzionamento dell’organismo e al benessere personale, contrapposta a distress, che invece è un’esperienza spiacevole all’origine di malesseri e patologie
Per esempio, lavorare molto quando l’attività è gratificante è un’esperienza «euforizzante»: ci si stanca, ma si è soddisfatti. La stessa cosa può accadere a quegli sportivi che si assoggettano ad allenamenti duri e ripetitivi, ma non per questo, se sorretti dall’entusiasmo, si sentono stressati. A volte, eustress e distress convivono, e la vittoria dell’uno sull’altro dipende da noi. Infatti, spiega l’articolo, un ruolo cruciale è dato dall’interpretazione che noi diamo di ciò che è stressante e ciò che non lo è, di ciò che è insopportabile e ciò che invece può essere tollerato, fronteggiato e qualche volta rivelarsi addirittura stimolante
Pensiamo all’attività fisica: è ampiamente dimostrato che una certa dose di attività fisica non solo fa bene alla salute ma è necessaria. A trarne vantaggio sono sia il corpo che la mente. Bisogna però fare attenzione a non eccedere nella quantità e nel tipo di esercizi, altrimenti dallo stato di benessere (eustress) si cade in quello di malessere (distress). Il fatto poi che la soglia cruciale sia diversa da persona a persona, da età a età, ci dice che un ruolo importante è svolto dall’individuo che discrimina, sceglie e valuta.
Quanto ci stressiamo dipende da noi
Lo stesso vale per l’anticipazione in cui l’alone costituito dalle aspettative può alterare il raggiungimento dell’obiettivo. Nel caso dello stress, se ci si aspetta che qualche esperienza o situazione possa essere fortemente negativa o stressante si rischia di viverla peggio di quanto essa non sia.
Ciò si verifica perché entra in gioco la cosiddetta profezia che si auto-avvera: è il soggetto stesso con i suoi atteggiamenti, le sue insicurezze, il suo pessimismo e con il suo modo di selezionare le informazioni a proprio svantaggio a fare accadere ciò che più teme. (…)
Ebbene, secondo la scienza, la possibilità di discriminare tra eustress e distress ci consente di manipolare il nostro stato psicofisico. È la conclusione a cui è giunta la studiosa Suzanne Kobasa, dell’Università di Chicago, dopo avere esaminato un campione molto vasto di persone che pur essendo sottoposte a condizioni pesanti sul luogo di lavoro rimanevano tuttavia mentalmente e fisicamente sane. Kobasa ha definito «resistenti» queste persone, caratterizzate da tre tratti di personalità: impegno, controllo e gusto per la sfida. La presenza contemporanea di questi tratti consente di fronteggiare livelli elevati di distress senza impatti negativi sulla salute fisica e mentale.
I “superpoteri” di chi sa gestire bene lo stress
L’impegno è la tendenza a lasciarsi coinvolgere. Ci si impegna. Si va fino in fondo. Si vuole capire. Si è attivi. La fatica non spaventa. Non si abbandona facilmente il campo. Le difficoltà vengono valutate realisticamente. C’è qualcosa da raggiungere, per cui lottare, in cui credere, oppure ostacoli da superare. Per impegnarsi bisogna trovare un senso in quello che si fa o a cui ci si dedica; ne consegue che i valori in cui si crede assumono un’importanza primaria.
Controllo: si agisce con la sensazione di poter agire sugli eventi della vita. Si ha fiducia nelle proprie possibilità. È esattamente il contrario del sentirsi in balia degli eventi o degli altri. Questo tratto genera sicurezza e favorisce l’attivazione di energie positive. Il motto è «aiutati che Dio ti aiuta». A seconda della situazione le strategie da adottare possono essere diverse, anche di segno opposto: se qualche volta è necessario intervenire tempestivamente, altre volte bisogna invece prendere tempo, sapere aspettare.
Gusto per la sfida: è la disposizione a considerare come stato naturale della condizione umana il cambiamento, non la stabilità. Si vedono gli aspetti positivi dei cambiamenti e si minimizzano quelli negativi. Il cambiamento è visto come un incentivo a crescere, a impegnarsi. Le sfide vengono considerate stimolanti, non minacciose. Si è aperti, flessibili, disponibili a rinnovarsi.
Impegno, controllo, gusto per la sfida sono tratti della personalità che, se coltivati, possono trasformare molti stress in eustress.
Consigli pratici per gestire lo stress
In pratica, vi direte, come si fa?
Per prima cosa, dobbiamo fare i conti con noi stessi, ovvero, capire bene cosa ci stressa, perché, quanto, come. Non siamo tutti uguali, quindi, inutile fare confronti con gli altri.
La diversità è intrinseca all’essere umano. Che, prima di tutto, deve essere se stesso.
Potrei farvi centinaia di esempi tratti dalla mia attività di grafologa e life coach. Ve ne propongo uno.
Un mio caro amico, con un’attività in proprio, in ambito commerciale, qualche anno fa venne da me perché voleva gestire meglio la sua attività. Le sue difficoltà riguardavano soprattutto l’organizzazione delle questioni ordinarie, gli ordini da fare, i conti da chiudere. Voleva gestirli al meglio, ma non ci riusciva. Così era stressato due volte: dalle questioni quotidiane, eppure, necessarie e inevitabili, e dal fatto che non era contento di sé per come le affrontava. E questo stato d’animo gli impediva di dar vita a nuovi progetti, che, eppure, gli interessavano.
La sua grafia parlava chiaro (intendo, in senso grafologico, di grafodinamica del movimento, non di contenuto): era una persona di base poco competitiva, un suo motto avrebbe potuto essere “vivi e lascia vivere”. Se questo era positivo nei rapporti con gli altri, perché era un uomo attento, sensibile, non invadente, lo era molto meno sul lavoro. Non riusciva a richiamare all’ordine i collaboratori, e il suo desiderio di non sentirsi pressato lo portava a trascurare cose invece fondamentali. Lo sapeva, da un punto di vista razionale, ma la sua tendenza profonda andava in quella direzione. Grafologicamente parlando, presentava una scrittura poco curata, non molto leggibile, che ogni tanto scendeva verso il basso. Questi erano i punti cui era legato lo stress. Aveva anche una scrittura di calibro medio, dritta, curvilinea, con una buona variazione pressoria, e questi erano i punti che poteva valorizzare per l’eustress, il desiderio di essere autonomo, di fare le cose nel modo giusto, di vivere in un ambiente sereno.
Abbiamo lavorato in due direzioni: la prima, pratica, operativa. Per una buona organizzazione, è necessario adottare buone prassi. Quindi, la giusta agenda, il giusto software, l’abitudine a seguire un calendario dei lavori, a delegare, nel tempo hanno risolto la sua difficoltà nel gestire gli ordini, il magazzino, le entrate, le uscite.
La seconda, evolutiva. Ha imparato a riconoscere il suo bisogno dei tempi di relax come una necessità che gli appartiene, e non come difetto. Non una caratteristica stressante, ma una caratteristica che, se ben gestita, poteva consentirgli di ampliare i suoi orizzonti come non mai. Naturalmente, anche i perché, i quando, i come. Oggi, non solo gestisce la sua attività avendo risolto i problemi che lo stressavano, ma è riuscito anche ad avviare i nuovi progetti ai quali teneva. Solo, che sa bene quando fermarsi e quando partire. Quando ci incontriamo, e mi racconta che, nelle ultime settimane, ha fatto dei viaggi, o tenuto dei seminari sui prodotti che vende, poi mi dice subito che sta per arrivare una fine settimana in cui non farà niente. Casa, letto, passeggiate, mega relax. Il vero eustress, in fondo, è la capacità di vedere anche lo stress come un amico. Soprattutto, di capire come utilizzare gli uni e gli altri per migliorare la nostra vita.
Conosci te stesso (bene) e gestisci lo stress (meglio)
L’impegno, il controllo e il gusto della sfida fondano le loro basi sulla consapevolezza delle nostre risorse e dei nostri limiti, e, soprattutto, sul fatto che non sono predefiniti e immutabili, ma possono sempre evolvere.
Quindi, ben venga lo stress, quando ci permette di crescere.
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Aforismi della puntata
>> “Dopo anni di condizionamento, la maggior parte delle persone vede lo stress come un ostacolo, e non come la potente forza motrice che realmente è. La verità è che è attraverso la pressione o lo “stress” che ci evolviamo e che cresciamo” Bill Phillips
>> “Lo stress viene da dentro; è la tua reazione alle circostanze, non le circostanze stesse”, Brian Tracy
>> “Un piacere al giorno toglie lo stress di torno”, Ethel Roskies