Sai come si raggiunge l’equilibrio interiore? Quello che riesci a percepire, e sai che sei saldo, anche se fuori soffia la tempesta? Esprimendo il tuo vero e autentico Io. Cioè, facendolo emergere, realizzandolo, dandogli voce e spazio. In una parola, quando riesci a comunicare ciò che davvero sei. Per farlo, devi sapere chi sei, prima. E qua, c’è un piccolo problema. Perchè spesso si cresce pensando di dover essere qualcosa o “non” dover essere qualcosa, perché qualcuno ce lo dice. I più fortunati, si sentono dire che, comunque, il loro qualcosa è già buono, gli altri, invece, si sentono dire che il loro qualcosa va un po’ cambiato, perché c’è di meglio, e tutti a guardare fuori, anziché dentro. Autostima, autoefficacia, senso del valore personale, la capacità di amarsi per ciò che si è, sono parti fondamentali dell’equilibrio interiore. Ma per avviarti sulla strada della tua vera realizzazione devi risolvere quel piccolo problema: perché tu non sei quello che ti hanno detto che sei, e non devi essere quello che i tuoi genitori, i parenti, gli insegnanti, i colleghi, il mondo, pensano che tu sia. Devi essere molto di più. Devi essere polymath, non solo e non tanto delle competenze, che quella è una scelta vocazionale, ma delle emozioni, del comunicare e dell’essere. Sblocca il polymath che è in te, sperimenta le tue vocazioni, e solo allora potrai comprendere così chiaramente qual è la strada che stai cercando da poterla percorrere sino in fondo, sino alla tua piena realizzazione. Diventare polymath è l’unica strada per essere unico, a modo tuo.
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Slocca il “polymath” che è in te
Ho letto qualche giorno fa un interessante articolo su “Il Sole 24 Ore”, che parlava di un libro dedicato al “Polymath”, scritto da Waqās Ahmed, londinese di origini musulmane, corrispondente giornalistico che ha vissuto in molti paesi del mondo, laureato in Economia e Relazioni internazionali e specializzato in Neuroscienze. Nel suo primo libro, Ahmed spiega i motivi per cui è convinto, e come lui, tanti altri ricercatori, che i migliori innovatori e manager, capaci di gestire il futuro, e non soccombere di fronte alle sfide, dovranno essere “polymath”. Polymath è una parola di origine greca, che vuol dire “che ha imparato molto”), derivante dalla fusione di polys (“tanto”) e (manthanein, “imparare”). Quindi, il polymath è una persona che eccelle in più discipline, e che sa usare questa sua capacità per produrre cambiamenti, in più settori. Era un polymath Leonardo Da Vinci, e per raggiungere il suo livello servirebbero almeno tredici specialisti. Eppure, sostiene Ahmed, ogni essere umano ha in sé la stessa potenzialità di Leonardo. La poliedricità è una capacità che abbiamo tutti, sin dall’infanzia, e poi, si perde, perché i genitori, le istituzioni educative, il mondo del lavoro, i Governi, spingono in una direzione diversa, quella della specializzazione. La specializzazione, se da un lato crea esperti iper-competenti, dall’altro rende le menti iper-settoriali. Due polymath che ragionano sui valori morali e il destino dell’umanità troveranno molte più possibilità e speranze che non due persone che ragionino seguendo percorsi chiusi e selettivi. Tant’è che è davanti agli occhi di tutti l’effetto di questa chiusura: meno sai, meno comprendi, meno conoscenza, più ignoranza, più ignoranza, meno tolleranza, meno comprensione e via così, ma poiché non sei polymath, sei convinto che quello che tu sai sia la verità di tutti, e magari la più giusta, e così la società in cui viviamo diventa sempre più chiusa e “monomath”. Paradossalmente, con l’aumentare delle possibilità di conoscenza e di comprensione, assistiamo ad una proporzionale riduzione della conoscenza e della comprensione, il che è un paradosso, e ci fa capire come qualcosa non stia andando nel verso giusto. “Polimatia” in senso positivo, non nel senso negativo che intendeva Eraclito e che trovi riportato dalla Treccani: “Erudizione tra pedantesca e oziosa, consistente nell’accumulare nozioni numerose e disparate, non ricondotte a quell’organicità o sistematicità che costituisce l’autentica cultura”.
Un Io solido e consapevole di sè, la base per l’equilibrio personale
Qua si parla invece di un’autentica vocazione alla conoscenza ampia e diversificata. Secondo gli esperti, sarà indispensabile per il futuro, per affrontare il mondo del lavoro con successo. Mettiamo da parte il discorso sulle competenze, e riflettiamo su questa attitudine per quello che riguarda l’essere, la sua realizzazione, l’equilibrio interiore, la felicità e il successo. Che poi, senza questo tipo di competenze, tutte le altre non portano mai alla felicità vera. Come raggiungi l’equilibrio interiore? Lo raggiungi quando la tua visione interiore è salda, forte, non si fa sbilanciare dagli eventi esterni, e tu sei il perno della tua vita e di tutto quello che crei. Questo equilibrio ha bisogno di soddisfazione, e la soddisfazione ha bisogno di realizzazione. Più realizzi te stesso, più sei soddisfatto, consapevole, più rafforzi il tuo equilibrio. Detto così sembra semplice, ma dal lato pratico, lo è meno.
Nessuno vive e nasce in una società potendo essere pienamente consapevole di se stesso da sempre e potendo esprimere se stesso in ogni momento, anzi. Un ruolo fondamentale lo hanno gli altri, le persone che fanno parte della tua vita, particolarmente, quelle importanti, che, fin da quando sei piccolo, ti dicono come sei e come dovresti essere. Ti faccio un esempio: mettiamo che tu fossi un bambino vivace e chiacchierone, magari la tua mamma era spesso nervosa perché tuo padre era poco presente a casa e non la sosteneva. Basta poco, basta una mamma che ti sgrida e ti rimprovera, perché parli tanto, perché fai domande, per farti pensare che così è sbagliato, e fare di te un adulto chiuso ed ipercritico. Ma quello non sei tu. Più le tue relazioni fondanti ti hanno influenzato, più è probabile che tu ti sia allontanato dal tuo autentico Io. Questo non significa che non sei capace di fare, essere, amare, realizzare, solo, che non lo fai alla massima potenza. Solo, che non sei davvero felice. Solo, che mantenere l’equilibrio è più faticoso, e diventi così preda delle abitudini, delle cose, senza le cose, ti sembra di stare male. Il centro del tuo equilibrio si sposta da dentro a fuori. Va riportato dentro.
Essere te stesso, libero da modelli che non ti appartengono, la vera evoluzione personale
Essere polymath, nel campo delle emozioni, delle relazioni, dell’essere, significa permetterti di essere te stesso al di là del modo in cui gli altri ti vedono, delle etichette, delle idee preconcette, dei modelli culturali e sociali. Significa concederti la possibilità di sperimentare i linguaggi che senti più affini. Perchè si può essere profondi ed estroversi, curiosi e riservati, simpatici e severi, uomini con una sensibilità femminile e donne con una forza di volontà maschile. “Sensibilità femminile” e “volontà maschile” sono stereotipi. All’inizio di ogni edizione del mio corso di comunicazione, “Comunicare per essere”, faccio sempre un test. Chiedo a tutti i partecipanti di scrivere una stessa frase, e poi chiedo a tutti (ognuno conosce soltanto la propria scrittura, e su quella, non può pronunciarsi) di dire se una scrittura è maschile o femminile. Così emergono sempre due verità – e quando ti dico sempre, intendo sempre, in ogni corso -: che tutti abbiamo dentro degli archetipi, dei modelli universali, per cui ad un certo tipo di scrittura attribuiamo un certo genere. Scrittura da donna e scrittura da uomo (ora non ti svelo quali siano queste caratteristiche, magari un giorno vorrai iscriverti ad un mio corso, non vorrei toglierti il piacere di scoprirlo). E confermano anche che sono stereotipi, così ci sono scritture di donna che tutti attribuiscono ad un uomo, e grafie maschili che tutti attribuiscono a donne. La prova che ognuno è ciò che è, e non sono gli stereotipi, i modelli culturali, familiari, sociali, a definirti.
Ecco allora che sbloccare il polymath che è in te è un’urgenza, significa ripensare alla tua vita, profondamente sentire, far crescere la tua consapevolezza e consentirti di sperimentare le tue vocazioni.
Vuoi essere più gentile, più severo, più dolce, più comprensivo, più autorevole, più estroverso, introverso? Tutto questo contemporaneamente, in modo diverso, in maniera diversa, secondo il tuo sentire, i pensieri, le emozioni? Puoi. Questa è la vera ed unica fonte dell’equilibrio interiore. La piena realizzazione della tua autenticità. Diventa polymath per essere unico, a modo tuo, ma unico in tanti modi diversi. Infine, a volte c’è chi ha timore, a sperimentare ciò che non conosce, dimensioni dell’essere alle quali pensa di non essere adatto. Anche questo, è un condizionamento. Molte delle reazioni emotive, direi tutte, più condizionanti, ansia, rabbia, diffidenza, aggressività, scoraggiamento, nascono proprio dal non poter essere se stessi pienamente. La grafologia evolutiva traccia la tua rotta, ti fa vedere una strada di cui la tua scrittura è la mappa: il tuo equilibrio si fonda sulla reale evoluzione della tua natura originaria. Unica, perché come te ci sei solo tu, unica, perché il tuo equilibrio si fonda sul tuo essere. E’ dentro di te, e bene come te non può conoscerla nessuno. Per conoscerla davvero, devi mettere da parte tutto quello che non ti appartiene, e scegliere di essere. Molte cose, in una. Una scelta sì, ma anche l’unica vera strada che può portarti verso una realizzazione autentica, equilibrio, soddisfazione, felicità.
Se vuoi saperne di più sull’Analisi grafologica profonda e sulla Grafologia evolutiva, per conoscere il mio metodo, per sapere cosa possiamo fare insieme per la tua vita scrivimi, pagina contatti, annarosapacini.com, trovi tutti i miei recapiti. Intanto puoi già richiedere, direttamente dal sito, il tuo Profilo grafologico essenziale, per iniziare a riflettere sulle attitudini fondamentali che ti appartengono.
Ho scelto tre aforismi sull’espressione dell’essere, il primo, di Aristotele: “Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la vera felicità”, il secondo di Fernando Savater: “La libertà di decidere è renderti conto che stai decidendo”, infine, Andrè Gide: “Ci sono potenzialità ammirevoli in ogni essere umano. Impara a ripetere incessantemente a te stesso: tutto dipende da me”.
Il brano che ho scelto si intitola “Indeep”. Non accontentarti di rimanere in superficie, vai, profondamente, dentro di te. Grazie a tutti, cari amici, agli ascoltatori e lettori affezionai, ai nuovi followers su Spreaker, ovunque siate, grazie per essere stati con me, vi aspetto alla prossima puntata, ciao ciao