Dai il meglio di te sempre (sennò, il coronavirus è una scusa)

Inizio subito la puntata dicendoti che la pandemia del coronavirus non ha eguali, perché l’uomo di oggi è diverso dall’uomo di ieri e che non ci lascerà come eravamo. E’ un dato di fatto. Ma se ti lascerà migliore o peggiore, dipende da te. Cosa fai di un’esperienza, positiva o negativa, dipende da te. Quanto ti impegni nella tua vita, dipende da te. Se usi tutte le tue risorse, oppure no, dipende da te. Se credi che valga la pena impegnarti sempre, per esprimere e realizzare la tua natura originaria, farlo, dipende da te. Avere rispetto per te stesso, la tua vita, e allo stesso modo per gli altri, dipende da te. Puoi dare il meglio di te sempre, coronavirus o non coronavirus, crisi o non crisi. E se pensi che le giustificazioni per non farlo, cosa ti manca, cosa vorresti, cosa non hai tu, cosa hanno gli altri, di chi è la colpa o di chi non è, chi poteva fare di più e chi ha fatto di meno, siano un motivo per non dare il meglio di te, sbagli. Ti spiego perché, e come puoi fare a dare sempre il meglio di te. E di cosa sei malato, se usi il coronavirus come una scusa.
(Scorrendo puoi leggere la trascrizione dell’audio)

Dai il meglio di te sempre (sennò, il coronavirus è una scusa)

Tagliamo la testa al toro, iniziando dai problemi sanitari, economici, sociali, effetti a breve e lungo termine, il lavoro, i soldi, le paure, ci sono, nessuno li nega. Non sono qui per dirti che non ci sono, anzi, il contrario, ci sono eccome, e solo se li riconosci come reali, li puoi risolvere. Voglio però condividere con te una chiave di lettura diversa. Perchè tante persone usano il coronavirus come scusa per giustificare decisioni che sono volontarie, e che partono da molto lontano, e che indicano che potrebbero fare qualcosa di meglio, per se stessi: migliorare. Se parti da dentro di te, dalla tua umanità, dalla tua visione, dalla tua forza interiore, puoi fare davvero ciò che vuoi. Ma se sei schiavo di ciò che fai, se sei dipendente da oggetti, abitudini, tendenze, allora, non sei libero. Non sto dicendo che puoi diventare un super eroe, anzi, in realtà puoi, ma ricordati che anche un super eroe non perde la sua umanità, ha le sue paure, i suoi punti deboli, ama e soffre.
Come ti dicevo all’inizio, voglio spiegarti perché puoi dare il meglio di te, sempre. E di cosa sei “ammalato” (tra virgolette), se non lo sai. Perchè non ci sono soltanto le malattie fisiche, ci sono anche quelle interiori, e a volte sono così nascoste, o sei così abituato a conviverci, che non le vedi. Alcune sono piccole, quasi invisibili, nella vita di ogni giorno non creano grandi conseguenze, ma quando la situazione si fa critica, la tua capacità di ragionare in modo chiaro, di essere forte e giusto, fa la differenza.

Le passioni, il senso civico, la libertà e l’egoismo (running e coronavirus)

Ti racconto un episodio piccolo, apparentemente, su cui sto riflettendo da alcuni giorni. Mio figlio pratica uno sport, atletica, corre, gli piace correre, soprattutto all’aperto, anche a me, chi mi segue avrà visto spesso spuntare, qua o là sui social, i tempi della corsa all’aperto o sul tapis roulant. Non tempi da campione, tempi da chi corre per passione e perché sa che fa bene. Questo, te lo dico come premessa, vuol dire che comprendo bene la passione del runner. Leggo una chat di un gruppo di atletica, i ragazzi si fanno domande, ragazzi, ma anche adulti. Si può, non si può? Qualcuno, in un’altra chat, dice: “Io sto a casa, bisogna evitare il contagio”. Ma in quella chat lì, no, c’è un indefesso difensore della corsa che posta tutto quello che trova, “si può uscire, si può passeggiare, si può correre, basta farlo in solitario, portarsi l’autorizzazione”. E guai a chi avanza qualche timida obiezione, che forse, anche se si può, vale l’imperativo, per i runner, che vale per tutti: “meglio stare a casa”. Ci rifletto un po’ su, penso a quanta fatica fanno i genitori per far comprendere ai figli i motivi di questo forzato isolamento, magari qualche ragazzo avrà aderito di buon grado, altri malvolentieri, e tutti quei messaggi pro-corsa all’aperto potrebbero modificare un equilibrio già delicato. Scrivo in privato ad una delle figure di riferimento di quel gruppo, e gli chiedo se l’argomento non dovrebbe essere trattato non solo, e non tanto, dal punto di vista delle regole (che, eppure, anche quelle sono chiare, in quanto ad intenti) ma dal punto di vista di una prospettiva etica, sociale e relazionale: non è forse più importante? Una famiglia che ha in casa una persona anziana che non sta bene sarà più tranquilla se il figlio resiste al richiamo della corsa, è consapevole e non esce per andare a correre, o se esce come se nulla fosse? Mi risponde che sarebbe una cosa giusta se tutti fossero chiusi, ma è centomila volte più probabile contagiarsi in farmacia o nei supermercati che correndo in solitaria, che, invece, è sicuro, e che poi bisogna mantenere un po’ di normalità per i ragazzi, in questo delirio. Ma cos’è la normalità?
E’ far finta che non esista una situazione o affrontarla al meglio, nel modo giusto? I ragazzi di oggi saranno uomini più consapevoli se penseranno che loro sono liberi da una responsabilità sociale e collettiva, quanto del singolo, o se accetteranno di assumersi la loro parte di impegno e responsabilità? La normalità non si può mantenere, deve esistere, e non viene da fuori, viene da dentro. Se la “normalità” è il bisogno di fare ciò di cui hai bisogno, a tutti i costi, allora le risposte sono altrove. Vale per il runner che sente che andare a correre in solitaria non lo espone a nessun pericolo, né è pericoloso per gli altri, per la persona che ritiene che la sua passeggiata pomeridiana, di cui ha bisogno per rilassarsi, non lo metta a rischio, come per i due signori trovati con le canne da pesca già posizionate sull’argine del fiume, a chilometri di distanza dalla loro abitazione. Immagino che sentissero dentro di loro di avere un bisogno ineludibile di quel momento di pesca.

Sei tu a scegliere la misura del tuo valore

Tu puoi dare il meglio di te sempre. Il meglio di te significa che, compresa una situazione, valutati i pro e i contro, sei pienamente padrone delle tue scelte, e scegli sempre per il meglio. Il tuo meglio di quel momento, perché tutto è sempre in progressione, se vuoi. Errare è umano, ma l’uomo consapevole non persevera, nell’errore, impara. Si chiama auto-apprendimento, e dura tutta la vita. Dunque, cosa fare di un’esperienza dura e terribile come questa scatenata dalla pandemia del coronavirus? Diventare più diffidente, più fatalista, più menefreghista, più egoista, più arrabbiato, più insoddisfatto, o diventare migliore? Io ho le mie idee e faccio le mie scelte, le condivido, rispetto quelle degli altri.
A me, sinceramente, piace cercare di diventare migliore, c’è sempre qualcosa che posso migliorare, ogni giorno, non sono una di quelle persone che “si siede sugli allori”, per usare una frase fatta. Fare le cose bene perché sai che è giusto non è una cosa da “allori”, è una cosa da essere umano che crede nell’evoluzione, che è libero e non è preda dei suoi bisogni.
Bisogni che ti rendono schiavo, che sembrano dare senso alla tua vita. E’ esperienza di molte persone che fanno sport, ed è comune a tutte le persone che sentono di avere il bisogno di fare qualcosa perché altrimenti pare loro di non essere soddisfatti della propria vita, fumare, mangiare, giocare, correre, comprare, l’elenco non finisce mai, tante sono le cose quante le persone. Senza quel “qualcosa” sono davvero più arrabbiati, più stressati, più insoddisfatti, meno disponibili. E’ bello avere qualcosa che ami e che ti piace, ma è ancora più bello se puoi essere felice e in equilibrio anche senza. Come puoi dare sempre il meglio di te?
Per prima cosa, identificati. Nel mio corso di comunicazione ho inserito, per tutti i partecipanti, una scheda dell’identità comunicativa, il tuo essere e manifestarti nella comunicazione e nella relazione, in ogni ambito, con te stesso, con gli altri, la tua identità comunicativa, appunto. Per dare il meglio di te devi sapere chi sei, saperlo bene, conoscerti profondamente, sinceramente, fino in fondo. Torniamo all’esempio del runner. Un runner che dà il meglio di sé sempre, in una situazione come quella creata dal coronavirus, direbbe: “Mi manca davvero molto poter andare a correre, è una cosa che mi rilassa, respiro e mi sento libero. Ma è il momento per tutti di fare un sacrificio, e quindi, non andrò, perché ci sono nella vita tanti eventi imprevedibili, perché mettere a rischio la mia vita e quella degli altri, è una cosa che non voglio fare. Posso resistere. Lo farò perché lo voglio fare”. Poi, potrebbe mettersi ad allenarsi in casa, in rete ci sono milioni di video, oppure approfittarne per fare qualcosa insieme al figlio, alla moglie, alla mamma, o sistemare quell’armadio, che non ha mai avuto il tempo di sistemare o guardarsi la saga di Star Wars. Io capisco l’appassionato di corsa, comprendo il suo desiderio, è stato solo l’occasione per condividere con te questa riflessione.

Affrontare la realtà per ciò che è (e vedere oltre) è l’unico modo per vincere

Piacerebbe tanto anche a me, che non ci fosse questo delirio, come lui lo ha definito, che i figli fossero sereni, che i runner potessero correre, i ciclisti andare in bicicletta, un nonno a fare la passeggiata e i ragazzi al parco, i negozi aperti, tutti al lavoro, ospedali in piena efficienza, con turni normali, ogni cosa al suo posto. Ma ciò che sta accadendo non è un “delirio”: il termine delirio indica una perdita di controllo irrazionale, convinzioni e scelte assurde. Questa è la realtà, un delirio è non accettarla.
Se la accetti, la comprendi, allora puoi intervenire e puoi cambiare le cose. Lo capisco, perché anche io ho le mie routine, come tutti, le mie abitudini, le cose che mi fanno stare bene, ma sono libera, e mi piace dare il meglio di me.
Sabato sera niente pizza del sabato sera, proverò a cucinarla io, cucinare mi piace oppure sperimenterò qualche ricetta che so che piacerà ai miei uomini, che sono marito e figlio. Nessuno dovrà sentire la mancanza della pizza, perché a fare il sabato sera non è la pizza, ma lo stare insieme, le persone, ciò che sono e che esprimono. Quindi, per dare il meglio di te, porta alla massima potenza la tua natura originaria, comprendila, accettala, migliorala quanto vuoi. Diventerai più sereno, più forte, più resistente. Ancora più umano, soddisfatto. Puoi essere soddisfatto di te anche se non sei soddisfatto di ciò che accade nel mondo, e non è cosa da poco.
Ma chi usa il coronavirus come motivo per fare scelte sbagliate, allora, è “malato”, è prigioniero, prigioniero di cose che sono più importanti della sua vita. Ti senti così, ti pare che ti manchi qualcosa che non puoi fare, avere, essere? Anche in questa situazione complicata, piuttosto che essere partecipe della realtà di tutti ti senti più infastidito dal fatto che la tua non sia come vuoi? Ho una buona notizia: buon segno, sei proprio sulla strada giusta per dare il meglio di te. E puoi approfittare proprio di questa situazione. Avviare una contro-tendenza, liberarti dal bisogno di fare, avere, essere qualcosa per avviarti sulla strada della libertà di essere te stesso. Se non lo fai, non dipende dal coronavirus, ma solo da te.
Può capitare, a volte, di sentirsi un po’ sopraffatti, non ti devi preoccupare: prendine atto, inizia a combattere contro il coronavirus che attacca la tua vita, sentiti libero di essere infastidito ma agisci nel modo giusto, e poi, continua a cercare il modo migliore per essere migliore, per scegliere di essere te stesso, per non avere bisogno di scuse e diventare il padrone, vero, della tua vita. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi, di questa visione.

Trai ispirazione dal meglio di te

C’è Tiziana, una ragazza che mi segue sempre su Facebook, una persona molto bella, che ogni tanto mi scrive che “le mie parole sono un balsamo per l’anima”. E’ una frase di una poesia immensa. Questo è un potere che tu hai, che tutti abbiamo: ciò che sei, che fai, che dici, produce effetti, tu puoi scegliere quali. Io ho scelto di avere cura, come ci ricorda il dizionario, “Interessamento solerte e premuroso per un qualcuno o qualcosa, che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività. Riguardo, attenzione, avere riguardi per sé stesso e per gli altri, per la propria salute. Al plur., premura, vigile assistenza. In senso spirituale, cura d’anime, governo delle coscienze”. E non dimentichiamo “i mezzi terapeutici, il valore di una cura per guarire”. Vedi? Tutto torna. Se hai cura di te per primo, avrai cura degli altri, e aiuterai ogni cura e rimedio, anche quelli contro il coronavirus. Questa è stata la mia ispirazione. Grazie a te, cara Tiziana, a tutti quelli che mi scrivono sempre messaggi di grande umanità, voi siete la mia ispirazione.
Devo dirti che, in questi giorni, in cui il nostro abituale modo di vivere e vedere la vita è davvero messo a dura prova, ricevere richieste per un’analisi grafologica, per un profilo grafologico essenziale, come sta accadendo, mi dà una grande speranza e insieme, una testimonianza, del fatto che ci sono persone che non si arrendono e sanno che possono fare la differenza, partendo da se stesse.
Se vuoi conoscere il mio metodo, se vuoi imparare a dare sempre il meglio di te, se vuoi scoprire chi davvero sei e diventare libero di esserlo, scrivimi, o telefonami, vai sul mio sito, annarosapacini.com, pagina contatti, e troverai tutti i miei recapiti. Intanto puoi richiedere, direttamente dal sito, il tuo Profilo grafologico essenziale, perchè i tuoi punti di forza fondamentali non sono altro che le fondamenta che puoi usare per dare il meglio di te, sempre.
E siamo così giunti al momento degli aforismi e del brano musicale. Ben cinque aforismi dedicati al miglioramento, tutti brevi ma significativi. Il primo, di Robert Maynard Pirsig: “Il posto per migliorare il mondo è innanzitutto nel proprio cuore, nella propria testa e nelle proprie mani; è da qui che si può partire verso l’esterno”. Il secondo, di Winston Churchill: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Poi, Jodi Picoult: “Ci sono due modi per essere felici: migliorare la vostra realtà, o abbassare le vostre aspettative”. Quarto, Brian Tracy: “Dedica te stesso al continuo miglioramento personale – tu sei la tua risorsa più preziosa”. Ed Henry Royce ne è così convinto da dire: “Prendi il meglio che esiste e miglioralo. Se non esiste, crealo”. Un convincimento che condivido.
Il brano che ho scelto per te lo propongo più di altri, ne sono certa, perché è uno di quelli che preferisco, peccato che sia così breve. S’intitola “Be better”. Tu sei la tua risorsa più preziosa, non abbassare mai le tue aspettative, e se non esiste il meglio che vuoi, crealo. Qualche spunto lo trovi sicuramente nel mio podcast, se già non lo hai fatto, abbonati su Spreaker, o dove preferisci. E iscriviti alla newsletter, sul mio sito, così sarai sempre aggiornato su tutte le novità. Grazie per essere stato con me, ti aspetto alla prossima puntata. Dai il meglio di te, sempre con saggezza.

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