Perchè siamo tutti ciechi e sordi (ma non muti)

Siamo tutti ciechi e sordi perché, purtroppo, siamo spesso molto condizionati dai nostri modelli interiori, quei modelli che proprio noi abbiamo costruito nell’arco della nostra vita. Modelli che ci servono – chiamateli come preferite, schemi comportamentali, modi di pensare, di essere – ma che tanto possono esserci utili quanto danneggiarci.
(Scorrendo puoi leggere la trascrizione dell’audio)

Perchè siamo tutti ciechi e sordi (ma non muti) – Non vedere, non sentire, a cosa serve

Lo scopo primario di questi modelli è quello di consentirci di affrontare e gestire le situazioni, peccato che, dopo un po’, alcuni di questi modelli diventino veri e propri schemi, ridotti, riduttivi. Non più stili o ideali cui ci ispiriamo, ma pensieri, atteggiamenti, modi di fare, che ci limitano. La mappa non è il territorio, la PNL lo chiarisce molto bene: l’idea che abbiamo della realtà non è la realtà.
Purtroppo, noi finiamo per credere invece che lo sia. Così, se siamo fortunati e la nostra è una realtà technicolor, vivace e varia, riusciamo ad accrescere e ad arricchire i nostri modelli, ad evolvere. Se è grigia, diventerà sempre più grigia. E non si tratta del grigio, quant’anche fosse blu o rossa, il monocolore, cioè l’incapacità di vedere la realtà per ciò che è in tutte le sue sfumature, è comunque un grosso limite per la realizzazione della nostra vita.
Per le necessità dei tempi del podcast semplifico talvolta concetti molto profondi. concetti che, invece, ho modo di approfondire molto nel life coaching e durante i miei corsi e seminari, perchè offrono prospettive davvero capaci di aiutarci a vedere le cose in un modo più giusto, più ampio, più vero. E, anche in questo caso, la grafologia evolutiva® è uno strumento di un’efficacia senza uguali. Almeno, nella mia esperienza personale e professionale.

Cosa succede quando ci inganniamo

Adesso vi racconterò una storia. Un uomo, sui quarant’anni, aveva molta difficoltà a dimostrare il suo affetto al figlio, e anche alla moglie. O, meglio, li dimostrava, ma a suo modo. Criticando molto, giudicando, perdendo la pazienza mentre elargiva i suoi giudizi travestiti da consigli. La moglie e il figlio non erano proprio felici, tant’è che quando li incontrai stavano affrontando un periodo di crisi generale. Eppure, lui era convinto di far bene, e non vedeva quanto le persone che amava di più al mondo, la moglie e il figlio, soffrissero. Era cieco e sordo. Perché? Quando Stefano era nato – chiamiamolo Stefano – era un bambino molto attivo, espansivo e desideroso di contatto fisico. Aveva incontrato due genitori con stili relazionali poco adatti per lui. In particolare, la mamma non apprezzava né il fatto che fosse espansivo né il contatto fisico. Meglio i rimproveri e le lezioni di vita. La distanza. Non sto a raccontarvi tutto nel dettaglio. Ma, per sopravvivere alla sofferenza che provava da piccolo, aveva adottato uno schema che gli permetteva di “andar bene” per la mamma, gli sembrava di stare bene anche così – cioè, diverso da come era, inautentico. Poi, questo schema si era trasformato in un modello comportamentale che aveva investito tutta la sua vita. Dal lavoro, dove era un manager di successo, ma non tra più apprezzati dai collaboratori, alla famiglia.

Come tornare a vedere e a sentire (e a comunicare nel modo giusto)

Quando adottiamo stili relazionali che non ci appartengono, entriamo in uno stato di disequilibrio. Possiamo vivere anche una vita intera, in questo modo, magari anche una vita di successo. Solo che, non essendo pienamente noi stessi, non siamo felici. E’ una cosa che si sente, si prova, si percepisce. Ma, anche se siamo sordi e ciechi, parliamo molto, e vogliamo applicare il nostro modello a tutta la realtà, e lo usiamo per decodificarla. Per questo si sbaglia. Tutti noi abbiamo dei modelli dominanti, sicuramente alcuni positivi, ma altrettanti limitanti. Tutti, che ne siamo consapevoli o meno. A me piace molto lavorare sui modelli, anche sui miei, perché riuscire ad evolverli accresce davvero molto la nostra consapevolezza. Il vero problema nasce dal fatto che non ne siamo consapevoli. Perché quando ne diventiamo consapevoli, il discorso cambia.
Stefano, una volta capita davvero la situazione – e quindi, quando ha smesso di essere sordo e cieco, ed ha iniziato a vedere la realtà e gli altri per ciò che davvero esprimevano – allora ha anche trovato le parole giuste, è riuscito a far sì che gli altri riconoscessero ciò che era, e tutto ha trovato un equilibrio nuovo, dal lavoro, dove finalmente godeva non solo del riconoscimento delle sue abilità e competenze, ma anche di apprezzamento e stima e buone relazioni, alla famiglia, dove ha smesso di criticare, ed ha iniziato ad ascoltare, a dialogare, a mostrare nel modo giusto – perché coerente con la sua natura originaria – il suo amore.

La “morale della favola”: liberarsi dagli schemi che ci condizionano

Naturalmente, in questa storia ci sono molte altre fasi e passaggi che non sto a raccontarvi, ma quello che più conta è la “morale della favola”. La morale della favola è questa: più siamo in armonia con noi stessi, pienamente consapevoli della nostra natura autentica, più creiamo armonia. Tutti abbiamo questa possibilità, ma la vita, le relazioni, i condizionamenti, a volte ci portano su strade che, se non sono sbagliate, non sono comunque nemmeno quelle più giuste per noi.
Come facciamo a capirlo? Semplice. Quando l’equilibrio è pieno e consapevole, è in equilibrio tutto, noi, la nostra vita, il lavoro, le persone che amiamo. Questo non vuol dire che non ci sono problemi – perché altrimenti passeremmo da un’illusione ad un’altra – ma che riusciamo a vivere la nostra vita comunque con soddisfazione, nonostante i problemi. Dove i problemi sono occasioni.
E andiamo avanti, e troviamo le soluzioni, e le persone intorno a noi sono felici con noi. Non per noi, con noi, cioè anche loro. Per valorizzare la propria autenticità, ognuno deve – se vuole, se ne è consapevole – fare il proprio percorso. Siamo noi a creare il nostro ambiente ed a porre le basi anche per gli altri, ma ognuno è il solo e primo responsabile delle proprie scelte. Pensate perciò, in questa prospettiva, che straordinarie possibilità abbiamo. Cambiare la prospettiva apre orizzonti nuovi, e cambia la vita.
Vi ringrazio molto per i messaggi, per le valutazioni positive, ringrazio i nuovi follower, scrivetemi se volete, mi piace molto il dialogo, anche a distanza.

L’aforisma della puntata:
“Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi”, Sant’Agostino
L’analisi grafologica della scrittura di Sant’Agostino parla di una persona che avrebbe potuto fare scelte molto diverse. Ma ha saputo riconoscere la sua natura autentica e realizzarla al massimo livello. Questo è il mio augurio per tutti voi. Realizzate voi stessi.

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