La cattiveria ti rende meno ricco (in tutti i sensi)

Se da piccolo eri attento, empatico e disponibile, sarai un adulto più ricco dei tuoi amichetti cattivi: questo secondo i risultati di una ricerca. Ma la cattiveria ti rende meno ricco in tutti i sensi: perché se perdi la qualità dei rapporti umani, la bellezza delle relazioni, il grande potenziale di crescita che si cela in ogni azione evolutiva, perdi la possibilità di diventare migliore. Per questo, la cattiveria ti rende meno ricco, in tutti i sensi. E ricordati che le azioni negative nascono sempre da percezioni ed esperienze negative. Questo significa che se ti impegni per stare bene, nella tua vita, staranno meglio anche gli altri che sono con te. E che i “cattivi” sono, per lo più, persone che hanno bisogno di risposte, ma che ancora non conoscono le domande di cui hanno bisogno per trovarle. Per essere più ricco, devi scoprire le domande che ti servono.
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La cattiveria ti rende meno ricco (in tutti i sensi)

E’ una notizia che non potevo non condividere con te: “La cattiveria non paga, chi era buono da bimbo guadagna di più” è il titolo di un articolo che ho letto su repubblica.it
Uno studio pubblicato su una delle riviste dell’American Medical Association – si legge nell’articolo – afferma che i bambini che alla scuola materna sono disattenti, oppositivi e aggressivi, a 35 anni guadagnano meno dei loro compagni più empatici, più disponibili e pronti ad aiutare chi è in difficoltà. I ricercatori hanno realizzato il loro studio su ben 2850 bambini nati nel 1980-1981 in Canada, seguendoli dal 1985 al 2015. Scopo dello studio era verificare se comportamenti relazionali precoci potessero essere indicatori di successo in età adulta (usando come parametro lo stipendio guadagnato).
Gli autori hanno concluso che le bambine e i bambini che alla materna tendevano a distrarsi e ad essere disattenti, tre decadi più tardi guadagnavano meno degli altri. I parametri di comportamento che hanno tenuto in considerazione sono cinque: disattenzione (attitudine a deconcentrarsi a distrarsi facilmente per esempio); iperattività (l’irrequietezza, la tendenza a muoversi in continuazione); aggressività fisica (l’abitudine di fare a botte, o ad avere atteggiamenti da bullo); aggressività psicologica(disobbedienza, irritabilità, tendenza dare la colpa agli altri); ansia (eccesso di preoccupazione, pianto facile) e prosocialità (la propensione ad aiutare chi si fa male per esempio, mostrandosi solidali, la compassione, la condivisione). E’ una scoperta importante, secondo i ricercatori, perché aiutare i bambini ad essere più buoni, e più felici, avrebbe come conseguenza adulti più buoni e più felici, ed una società migliore.

Più capisci te stesso, meglio comprendi gli altri

E’ una notizia decisamente confortante, dato il mare magnum di brutte notizie da cui siamo circondati, anche se non è una novità. Da sempre, ogni educatore che davvero abbia a cuore gli esseri umani che gli vengono affidati, ad ogni livello, ed in ogni ruolo, sa che bambini agitati, disattenti, dispettosi, sono bambini che non stanno bene e non sono felici, e aiutarli a comprendere meglio le proprie emozioni ed a gestire meglio i comportamenti è fondamentale per il loro benessere. Lo studio aggiunge, in più, che certe caratteristiche consentono alle persone di trovare lavori migliori, ed avere stipendi più alti. E’ ipotizzabile che chi è bravo, studi, si impegni e si dia da fare.
Per quello che riguarda la comunicazione e le relazioni con gli altri, chi riesce a comprendere e gestire bene le proprie emozioni non se la prende con gli altri se qualcosa non va, cerca di tenere a bada l’ansia, canalizza le sue energie in attività positive, e, mantenendo vivi i suoi interessi, mantiene viva anche la sua concentrazione. Ma di quale cattivo parliamo? Non del malvagio dei film – non io, sicuramente -, ma di chi, nel quotidiano, a volte fa e dice cose che fanno soffrire gli altri, che lo pongono in contrasto con l’ambiente in cui vive, che fanno soffrire anche lui e lo pongono in contrasto anche con se stesso. I bambini aggressivi manifestano così tensioni interiori che non riescono a comprendere. Adulti aggressivi e intolleranti gestiscono allo stesso modo situazioni che li mettono in difficoltà. E’ un genere di reazione del tutto inefficace.
Chi è cattivo – di cattivo umore, usa cattive maniere, dice cose cattive – non sta bene e non è felice, così manifesta quello che prova, e crea reazioni a catena. Ma quello che prova, non è ciò che è. Chi si comporta in modo cattivo, non è cattivo. Il bambino che dà la colpa agli altri o si preoccupa molto o è poco prosociale non lo fa perché è “cattivo”. Cattivo è una semplificazione. Lo fa per altri motivi, che si trovano nella sua storia personale e nella sua vita. Certo, esiste una natura originaria, non tutti hanno lo stesso tipo di memoria, la stessa tendenza alla comprensione o al contrasto, alla pazienza o all’impulsività, e così via. Anzi, il bello delle relazioni umane è proprio l’arricchimento che arriva dalla diversità. Tu incontri qualcuno diverso da te, e questo può essere un incontro trasformativo, perché c’è sempre qualcosa di buono da imparare, da ogni situazione.

Non rinunciare mai alla speranza: non solo tu, anche gli altri, possono essere migliori

Ma se rinunci alla speranza, se rinunci a cercare la soluzione giusta per stare meglio, allora sì, la cattiveria ti renderà meno ricco. Di una ricchezza che non è fatta di oggetti e beni materiali, ma di un mondo interiore saldo e pieno di cose da ricevere e da dare. Sapere che se ti impegni, questo produrrà anche effetti materiali, è sicuramente una buona notizia, perché la vita è fatta anche di cose, e se hai un buon lavoro ed un buono stipendio, anche quello potrà aiutarti ad essere più sereno. Perciò, quando sei un po’ cattivo, vuol dire che, da qualche parte, c’è qualcosa che non va. Invece di sgridare il cane, pensare male del tuo collega di lavoro, rispondere male alla persona che ti ama o insultare l’automobilista che ti sorpassa poco prima di un semaforo, chiediti qual sia la causa vera. Perché al cane potresti parlare con calma, con il collega potresti cercare di trovare un punto di incontro, con la persona che ti ama affrontare quello che non va e risolverlo, e se l’automobilista ti sorpassa, speriamo che sia prudente, perché l’imprudenza di uno può creare danni a molti. Se vuoi essere davvero ricco, non fermarti alle apparenze, non arrenderti alle cose che non vanno, non farti condizionare da ciò che altri fanno o dicono. Sii la persona migliore che puoi essere, e sicuramente troverai le risposte di cui hai bisogno per essere in equilibrio e in pace, con te stesso e con il mondo. Infine, non prendere proprio alla lettera i risultati dello studio. Io ho lavorato, nella mia attività professionale, con tante persone, di volta in volta, disattente o irrequiete, prepotenti o irritabili, ansiose o molto concentrate su se stesse, ma una persona non è definita da una caratteristica, è definita dalle sue scelte, dalle sue azioni, dalle visioni che la guidano. E tutte le persone con cui ho lavorato, ognuna con le caratteristiche che gli appartenevano, hanno imparato a valorizzare le risorse che le contraddistinguevano, anche quelle apparentemente negative, per trasformare in meglio ciò che volevano, profondamente e sinceramente, trasformare. Non so se tu fossi un bambino buono o cattivo, ma non importa, quello che importa è chi decidi di essere da oggi in poi.

Se vuoi saperne di più sul mio metodo, richiedere un’analisi grafologica profonda, un profilo grafologico essenziale, avviare un percorso evolutivo con me, anche a distanza, con incontri via Skype, un percorso su misura per la tua vita ed i tuoi obiettivi, nel mio sito, annarosapacini.com, pagina contatti, trovi tutti i miei recapiti, oppure puoi inviarmi un messaggio tramite il social che preferisci.
Tris di aforismi sulla trasformazione
“Agisci come se quel che fai facesse la differenza. La fa” (William James)
“Per avere di più di quello che hai, devi diventare di più di quello che sei. Se non cambi quello che sei, avrai sempre quello che hai” (Jim Rohn)
“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” (Martin Luther King)

Il brano che ho scelto per salutarti si intitola: “Extraordinary”. Non accontentarti di meno di quello che sei.
Ti ringrazio, per essere stato con me. Alla prossima puntata.

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