Buono è guerriero (essere buoni richiede coraggio)

Oggi intendo sfatare un mito: che i buoni subiscono e questo significa che sono deboli. Se pensi che lasciar correre sia necessario per essere buono, vuol dire che non sai cosa significhi essere “buono”. I buoni, veri, sono dei guerrieri. Essere buoni richiede coraggio. Perché i buoni veri scelgono di essere buoni. Non subiscono, non evitano, agiscono e combattono le loro battaglie. E’ sempre una questione di scelte, ed è molto più difficile scegliere di combattere una battaglia con lo spirito e con il cuore, che non con la forza. Rimanere piuttosto che fuggire. I veri buoni sono dei guerrieri, forti, tenaci, pazienti, combattivi, giusti. Per essere buoni serve un cuore grande, capace di vedere ciò che è male e, nonostante questo, di sapere che il bene può sempre vincere. Essere buoni non è un obbligo. Ma se decidi di fare parte di questa squadra, sappi che puoi essere davvero orgoglioso di te. Non pensarla diversamente, solo perché così la pensano gli altri. Scegli tu in che direzione portare la tua vita.
(Scorrendo la pagina puoi leggere la trascrizione dell’audio della puntata)

La vera bontà è forza: per questo, essere buoni richiede coraggio

Stamani ho avuto un interessante scambio di punti di vista su cosa significhi, oggi, essere buoni. E’ un tema che mi sta molto a cuore. Scegliere chi vuoi essere è parte fondante del tuo percorso evolutivo. E scegliere di essere buoni, non è una scelta facile.
Diceva Socrate che se si è buoni e virtuosi si è anche liberi e che chi conosce il bene, non può commettere il male. E’ vero se si tratta di una conoscenza che diventa scelta di vita.

Nella realtà, spesso chi commette il male, dal suo punto di vista, lo interpreta come un bene, e questo è il problema. Riconoscere il bene dal male, non in senso soggettivo, ma come valore universale. Qui ne vorrei parlare non da un punto di vista filosofico, ma di etica applicata alla vita quotidiana ed alla tua crescita personale, iniziando dalla definizione, come sempre, liberamente estrapolata dal Vocabolario Treccani (liberamente, nel senso che scelgo, tra le definizioni, quelle che sono più affini con ciò che voglio esprimere):

“Rispondente all’idea del bene morale; che ha per norma e per fine il bene: un uomo b.; compiere una b. azione; b. pensieri, sentimenti b.; seguire b. principî; buon libro, che ha lo scopo di migliorare ed educare l’animo di chi legge, o anche libro ben fatto, di valore intrinseco notevole. Per indicare più direttamente tendenza al bene: b. intenzione, intenzione retta, onesta; b. volontà, volontà di far bene, impegno, costanza b. volontà, volontà di far bene, impegno, costanza 2. Ben disposto nei rapporti con altre persone, quindi benevolo, affettuoso, e anche cortese, gentile e sim.: è stato sempre b. con me; sii b., sia b., per indurre qualcuno a un atto pietoso, a una generosa concessione, a condiscendenza; tenersi b. qualcuno, conservarsene la simpatia, la benevolenza; troppo b.!, risposta di cortesia a chi si mostra gentile o fa dei complimenti. Abile, capace, valente in qualche cosa (arte, professione, lavoro, ecc.); buon pittore, buon violinista, buon medico, buon maestro, buon operaio; buon lavoratore, tenace, instancabile. Con valore più soggettivo, di tutto ciò che ci faccia piacere o si riveli a noi vantaggioso. Forte, grande, rilevante: ha mangiato di buon appetito; s’è dato un buon colpo; di buon passo, svelto; di b. lena, con decisione e impegno. Locuzioni non com., di buono, sul serio, con tutto l’impegno: farò di b., e vi anderò, e ve lo lascerò meglio disposto che mai (Manzoni); a buono, davvero, sul serio, molto: c’è da faticare a b.; cominciò a lavorare a b. (Collodi)”.

Il buono fa del bene, a chi lo fa ed a chi lo riceve. Ma è molto diffusa l’idea – ed anche questa definizione si trova sul Vocabolario, che il buono sia “Mite, bonario, ingenuo”. Lo stesso vocabolario, infatti, ricorda la locuzione “essere tre volte buono”, che non vuol dire “super buono”, ma scusa se per una volta uso una parola un po’ volgare, “tre volte buono” vuol dire essere minchione. Spiega il dizionario: “Persona sciocca, priva di furberia, eccessivamente semplice e credulona; è soprattutto usato come titolo di spregio e di rimprovero”. Non sono per nulla d’accordo. Essere sciocchi non è essere buoni. Essere buoni non significa essere creduloni o non usare le doti intellettive e temperamentali nel modo giusto, quando serve, anche con furbizia (che, a fin di bene, non si chiama più “furbizia”, si chiama “accortezza”, vedi come le parole ci aiutano ad inquadrare bene una questione).

L’importanza di un atteggiamento positivo: perchè essere “buono” significa avere il potere di trasformare la tua vita

Ti faccio qualche esempio, ed una domanda. Secondo te, in situazioni di difficoltà, dove sei messo alla prova, devi perseverare, devi affrontare e superare i tuoi limiti, è più facile perseverare e superare, o cedere?

Essere buono con un capoufficio che ti denigra, essere buona con un marito che sperpera lo stipendio, essere buono con un figlio che ruba in casa, essere buono con uno studente che ti sbeffeggia, essere buono con il vicino di casa che ti ignora, con chi credevi amico e scopri che parla male di te alle tue spalle, è più facile o più difficile, che non lasciarti andare? Ovvero, offendere, aggredire, vendicarti, rifiutare, restituire pan per focaccia, fare di peggio, diventare come la persona che ti produce sofferenza? Pensaci bene. Pensaci sinceramente. La verità è che è molto più facile farsi trascinare dalle reazioni, dall’istinto, che rimanere saldi e forti, ed essere buoni.

Ma non c’è modo di influenzare la tua realtà e trasformarla se non mantenendo salda la tua natura e la tua visione. Per questo i buoni sono assolutamente forti. Io sono convinta che tutte le persone, nella loro essenza profonda, siano buone, ma che, mentre vivono, perdano di vista questa realtà perché il male si nota, si fa notare e si percepisce più del bene. Basta pensare alla vita quotidiana. Un figlio, un marito, torna a casa e trova la cena pronta. Non dice a se stesso, ogni giorno, che deve essere grato, perché la madre, la compagna, ogni giorno, si occupa di lui, e la ringrazia. Anzi, mentre si dà per scontato ciò che si riceve, si è subito pronti a recriminare, quando non si ha ciò che si vuole. Restando nell’esempio, il marito torna a casa, trova la stessa pietanza preparata per cena per tre volte di seguito, è pronto a lamentarsi. Se torna a casa e la cena non è pronta, pronto a lamentarsi, perché non ha ciò che vuole, ciò cui è abituato, ma che non viene dal nulla. Viene dall’impegno di chi lo ama e si prende cura di lui.

Quindi, il bene sembra scontato, il buono si dà per scontato, mentre quello che non piace, si è sempre pronti a porlo in evidenza. Così, andando avanti nella vita, si finisce per dimenticare quanto è importante il bene, e il buono, e si presta attenzione soprattutto a quello che non va, quello che fa soffrire.

Per vincere, devi avere fiducia nella natura buona dell’uomo (e nella tua)

Nella vita ci sono l’uno e l’altro, cose che ti fanno stare bene e cose che invece ti fanno soffrire. Ma se presti attenzione soprattutto a quelle che ti fanno soffrire, alla fine, seguirai quell’onda. E’ chiaro che ho un assunto di base in cui credo, un presupposto fondamentale, conditione sine qua non, cioè che le persone siano buone, che l’essere buono appartenga alla natura umana. Non mi baso su ciò che si vede dall’esterno, mi baso su ciò che conosco. Immagino che ti chiederai come faccio a saperlo, perché ho questa idea. Ti spiego come faccio a saperlo.

Nel tempo, ho incontrato e lavorato con centinaia e centinaia di persone – ognuna unica, con le proprie caratteristiche, il proprio modo di essere, vedere, vivere – , che sono venute da me, raccontandomi la vita, la loro vita. Padri, madri, mariti, mogli, partners, figli, colleghi, imprenditori, professionisti, ogni persona all’interno del suo ruolo, che è solo una parte di ciò che sono. E tutti, in un modo o nell’altro, nella loro storia, avevano degli approcci relazionali che non potrei definire “buoni”. Il padre che diceva: “Ho sempre sostenuto mio figlio, perché mi tratta così?”, come lo aveva sostenuto? Magari, dicendogli che era un inetto, un buono a nulla, destinato ad un futuro da perdente. L’intento era buono, aiutarlo, spronarlo, sostenerlo, ma le parole e l’effetto che sortivano, non era buono per nulla. Il bene deve usare parole buone.

Dire ad un figlio: “Vorrei il meglio per te, e sono preoccupato per il tuo futuro perché ti voglio bene” non ha lo stesso impatto che può avere dirgli: “Se continui così sarai sempre un fallito”. Il bene deve usare parole buone, se usa parole cattive, perde il valore del buono. Ogni volta in cui mi trovo di fronte a situazioni di questo genere, dico alla persona che ho di fronte a me: “Cerchiamo di capire se questo tuo stile relazionale va bene per te”.

La forza interiore come strategia per una vita piena e consapevole

Come sai, il punto di partenza è la comprensione, profonda, ed il rispetto della natura originaria. Rispetto, vuol dire al di là di pregiudizi o preconcetti. Avere un’idea della verità non significa volerla imporre a tutti, quanto condividerla affinchè anche altri, se vogliono, possano trarne giovamento. Perciò, chiedo: “Quando tu tratti male la persona X o la persona Y, cioè esprimi sentimenti, con azioni, con parole, emozioni in modo negativo, stai bene, sei felice, senti il bisogno di farlo per stare bene?” (non con queste parole, questo è semplicemente un esempio della riflessione che si fa).

Non ho ancora, sino ad oggi, incontrato una persona che mi abbia risposto di sì. Qualcuno dice che sul momento gli sembra di stare meglio, perché si è sfogato, ma non sta davvero meglio, poi peggiora sia il suo stato d’animo che quello dell’altro. Con lo sfogo crei ulteriore peggioramento. Non escludo che possa accadere, che ci sia qualcuno, cattivo consapevole, che stia veramente bene, se si comporta male. Ma la storia ci insegna che i cattivi non dicevano “Io sono cattivo”, dicevano di sé di essere dei salvatori, appunto, dei buoni. E non cito nessun cattivo, perché non è una questione di politica, è una questione di umanità. Se andiamo a leggere come i cattivi riconosciuti dalla storia, i malvagi, riconoscevano se stessi, certo non come malvagi.

Quindi, per tornare all’argomento, i buoni veri non subiscono, perché il buono vero sceglie di essere buono, sceglie di fare del bene. Gli serve molta forza, perché quando una persona ti ferisce, quando ti offende, è molto più facile mandarla a quel paese, che non cercare di comprenderla, ascoltarla e restare buono e forte, capace di accogliere e sostenere, rimanere calmo e tranquillo, ascoltare, perseverare, credere.

Perché è meglio essere buoni che cattivi (e perchè puoi essere buono solo se conosci la tua natura profonda)

Perché meglio essere buoni che cattivi? Questo mi ha insegnato la mia esperienza: che tutte le persone, quando comprendono che il loro bene ed essere buoni può trovare un modo migliore per essere espresso, capace di rendere più felici loro, gli altri, la loro vita, scelgono di essere buone, di tirarlo fuori, di far emergere nel modo giusto il loro essere.

E’ meglio essere buoni perché si sta meglio e vincono tutti. Il buono vince più di tutti, ma il suo bonus è proprio il fatto che riesce a fare del bene anche per gli altri. Ergo, gli essere umani sono buoni, gli essere umani vogliono essere buoni, essere buoni è una scelta. Ma se non comprendi te stesso e la tua realtà con chiarezza, le scelte buone diventano difficili da fare. Il buono non è debole, non subisce, anzi, è forte, tenace, paziente, combattivo e giusto. E non è un minchione. Peraltro, pensare che una persona ingenua sia un minchione è un errore. Ci sono persone che scelgono di essere così buone, persone che sono ingenue perché lì li ha condotti la loro storia, un ingenuo ha ancora tanto da scoprire. Ha anche tanti sinonimi positivi, questa parola: “semplice, naturale, sincero, schietto, spontaneo”.

Magari, chi giudica una persona sincera e schietta in modo negativo, è perché ha problemi con la sincerità. E’ sufficiente che lo spontaneo e sincero impari ad essere un po’ più diplomatico. La natura originaria va rispettata e valorizzata, comunicata al mondo. In modo buono.

Più bene, fa bene: quindi, è meglio

Concludendo, per essere buoni serve coltivare la tua visione, sapere che tutti sono buoni, anche tu. Che essere buoni non vuol dire essere deboli ma vuol dire essere guerrieri e perseguire il giusto, vuol dire portare nel mondo quello che sei. Ognuno sarà buono a modo suo. Avremo il buono introverso che riflette molto, parla poco e dice le cose giuste al momento giusto. Il buono estroverso che parla tanto e fa battute. Il buono pacifico e il buono più combattivo. Ma tutti i sentimenti, i pensieri, le parole, mosse verso il bene, possono solo fare bene. Bene più bene fa bene, non fa male.

Mezzo bene e mezzo bene non fa tutto bene. Male più male non fa bene. Tu stesso, se te lo chiedi e te lo domandi, e ti ricordi i momenti in cui hai dato il peggio di te, nella vita, saprai riconoscere che non ce n’è uno che ti ha portato più bene e più felicità (non egoisticamente intesi, bene e felicità nella tua vita, nella vita degli altri). La vita stessa ti risponde e ti dimostra che la strada giusta è una. Viva i buoni, sono guerrieri, sono coraggiosi, non vuol dire che non hanno i loro momenti di debolezza, non vuol dire che è facile, non vuol dire che non può essere collericamente buono, non vuol dire che è minchione, perché il minchione non esiste, e a tutti quelli che si sentono in colpa per come sono o per come vengono giudicati dagli altri, dedicherò un’altra puntata. Se hai delle domande da fare, scrivimi. Se mi vuoi dire cosa ne pensi, scrivimi.

Per essere buoni serve un cuore grande, capace di vedere cioè che è male e, nonostante questo, di sapere che il bene può sempre vincere. Essere buoni non è un obbligo. Ma se decidi di fare parte di questa squadra, sappi che puoi essere davvero orgoglioso di te. Non pensarla diversamente, solo perché così la pensano gli altri.

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Per salutarti, aforismi e musica. Un unico aforisma, sulla bontà. “Il fatto di base è che l’umanità sopravvive grazie alla bontà, all’amore e alla compassione. Che gli esseri umani abbiano la capacità di sviluppare queste qualità è la loro vera benedizione” Dalai Lama

Il brano che ti dedico si intitola: “Love is real”. Sono tempi difficili, quelli in cui viviamo. Più di altri. C’è un vuoto, di valori, di modelli, dolore, parole cattive, uomini, che agiscono da cattivi. Mi rendo conto, con il mio parlare di quanto è importante essere buoni, e giusti, ed agire per il bene, che sono un po’ fuori da questa linea, ma mi piace, essere fuori linea. Eppure, i tempi in cui viviamo non esistono da soli. La storia, la vita, è fatta di esseri umani. Questa è la forza. L’amore è reale, è dentro di te. Serve forza, per tirarlo fuori, per usarlo nella tua vita, è una luce grandissima, che si autoalimenta. Più amore, più bene. Non guardare fuori di te. E non preoccuparti di quanto è grande la tua luce. Sarà sempre abbastanza grande per illuminare la tua vita e quella di chi incontrerai. E soprattutto abbi fiducia in te.
Ciao, grazie per essere stato con me, e ti aspetto alla prossima puntata.

“Più amore, più bene. Non guardare fuori di te. E non preoccuparti di quanto è grande la tua luce. Sarà sempre abbastanza grande per illuminare la tua vita e quella di chi incontrerai”
-Annarosa Pacini

Crescita e realizzazione personale, comunicazione, motivazione, ispirazione, evoluzione, coaching on line – frasi, pensieri, aforismi e citazioni tratti dal lavoro della dr.ssa Annarosa Pacini (© tutti i diritti riservati: è consentito l’uso con la citazione della fonte e link al sito)

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