La cattiva comunicazione produce infelicità, in chi la dice e in chi la ascolta. E anche effetti, a breve e lungo termine, a volte, senza termine. Effetti raramente positivi. La cattiva comunicazione non è utile, eppure, accade, di dire cose cattive con intenti buoni o cose giuste nel modo sbagliato. La cattiva comunicazione è cattiva perché non è giusta né per te, né per l’altro. Trasformandola in bene diventerà, invece, la strada maestra per la tua evoluzione personale, per la tua gioia e anche di chi avrà la fortuna di incontrarti. Scopri se anche tu la usi, perché lo fai e perché sarebbe meglio non usarla.
Analisi grafologica, life coaching, counseling on line, comunicazione interpersonale, evoluzione personale, motivazione, psicologia, crescita personale.
Comunicare per essere®”, podcast dedicato all’evoluzione personale. Del tuo essere, della tua conoscenza, della tua coscienza, del tuo spirito, della tua vita. Benvenuti all’ascolto ai nuovi amici, e ben ritrovati agli ascoltatori affezionati.
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La cattiva comunicazione produce infelicità (trasformala in bene)
Cattivo, dal Vocabolario Treccani “…privo dei requisiti necessari alla sua condizione; Difettoso, insufficiente in rapporto agli scopi cui dovrebbe servire; Spiacevole, sgradito, inopportuno; Dannoso, svantaggioso, doloroso, indesiderato: fare un cattivo incontro. Ant. Prigioniero, schiavo, infelice, afflitto”. La “cattiva comunicazione” è una comunicazione che invece di avvicinare allontana, che risulta sgradita, dolorosa, che può portare svantaggi e renderti schiavo (di dinamiche relazionali non positive per te e per la tua vita).
E’ molto facile usare la cattiva comunicazione, soprattutto con buone intenzioni, ma anche quando ce l’hai con qualcuno, quando hai tensioni da sfogare, cattivo umore, cose che non ti fanno bene e non ti vanno bene. Si usa spesso, più spesso in famiglia che non all’esterno. Ma questo non la rende né buona, né giusta.
Ti farò degli esempi, presi da storie vere, piccoli, e di livello base (ovvero, c’è molto di peggio).
C’era una mamma che voleva che il figlio fosse più bravo a scuola e prendesse voti più alti. Età da scuola elementare. Così, spesso, gli diceva che “aveva il cervello disconnesso, che non funzionava”. Essendo una figura di riferimento fondamentale nella sua vita, il figlio, invece di migliorare, peggiorava. Perchè, a forza di sentirselo dire, pensava, in effetti, di poter avere qualcosa che non funzionava, e questo non lo aiutava a migliorare né ad avere fiducia in se stesso.
C’era un padre che avrebbe voluto essere preso a modello dal figlio, e che il figlio fosse un tipo più intraprendente. Per questo, per il “suo bene” (lui si diceva che era per il bene del figlio, ma in realtà non era così) quando il figlio era adolescente non perdeva occasione di fargli notare quanto fosse debole e condizionabile. Appena ha potuto, il figlio se n’è andato via di casa.
C’era un uomo che pensava di essere migliore della sua compagna. Così, per spronarla ad essere diversa, non perdeva occasione, in pubblico, di criticarla (per aiutarla, naturalmente). Di fronte a chiunque, anche a persone conosciute da poco. Con commenti ironici e poco gentili, sulle cose “da stupida” che faceva, su quanto fossa una persona poco capace a fare le cose come si deve. Nel privato, era ancora peggio, a passare dalla cattiva comunicazione alle parole offensive ci vuole davvero poco. Chi si sente autorizzato a dire cose cattive, dopo un po’, non si preoccupa più di limitarne la portata. Di solito, la cattiva comunicazione ha un’escalation, cioè, con il tempo peggiora. Chi la usa, tende a dire cose sempre più cattive, più critiche, più offensive e – purtroppo, questo è il vero problema, si sente in diritto di dirle. Dall’altra parte, chi si trova ad essere vittima di questo tipo di comunicazione, si adegua. Cattiva comunicazione chiama cattiva comunicazione, o reazione passiva, o fuga, o distacco. Reazioni e modelli di relazione non costruttivi e non positivi.
Il messaggio positivo ha bisogno di essere trasmesso nel modo giusto, perché possa davvero essere compreso
Nella maggior parte dei casi, le persone hanno intenti positivi, ma usando la comunicazione sbagliata producono effetti negativi. Matteo è arrabbiato con il figlio Luca che, dopo anni di ottimi risultati, pensa di cambiare sport per seguire le orme di un suo amico. Quando Matteo ha detto a Luca: “sei un debole e sarai un infelice per tutta la vita” ha ottenuto solo di rafforzare l’idea di Luca di lasciare quello sport. Quando, invece, ha usato la buona comunicazione (quella giusta, che sa far comprendere davvero il tuo messaggio) dicendogli: “sai, quando ti osservo vedo un ragazzo davvero dotato e pieno di buone qualità, mi dispiace molto per te che a volte ti faccia condizionare dai tuoi amici. Non vorrei che questo ti facesse perdere di vista le tua priorità e condizionasse il tuo futuro. Avere degli amici è importante, ma è importante anche il rispetto che hai per te stesso” allora Luca gli ha risposto e gli ha spiegato che sì, in effetti era un po’ indeciso, su cosa fare, e che il suo amico stava insistendo molto. Tant’è che non ha cambiato sport ed è diventato anche un campione europeo. Questo è l’effetto della buona comunicazione.
Un altro motivo per cui ti può accadere di usare la cattiva comunicazione è per sfogarti, per esprimere quello che provi. Magari, ce l’hai con qualcuno per qualcosa che ha fatto o detto, o con te stesso o sei semplicemente nervoso e trovi lì, in quella situazione, in quella persona (soprattutto, in famiglia) un modo liberare le energie negative. Non farlo, così non serve e non funziona. La liberazione è apparente, di solito le energie negative si rafforzano.
E’ molto probabile che anche tu sia stato talvolta l’autore, altre il destinatario di “cattiva comunicazione”. Magari, tanti anni fa, e ancora te lo ricordi. Perché questo è un effetto collaterale della cattiva comunicazione inevitabile: risulta convincente, soprattutto se continua nel tempo e detta da persone importanti per te. Così convincente che, ad anni di distanza, può continuare a produrre i suoi effetti. E’ il caso di Anteo, dipendente di alto livello di un’azienda, che potrebbe diventare manager (orari più flessibili, stipendio più alto, altre possibilità di carriera), seguendo un corso ad hoc e superando un esame, ma, dentro di sé, non sa se può farlo, memore del fatto che sua madre gli diceva sempre che era un buono a nulla. Anteo ha la stima e l’affetto di tutti i suoi colleghi, e le sue abilità sono riconosciute ampiamente anche dai superiori. Ma la cattiva comunicazione pianta i semi e l’albero cresce. C’è voluto un po’, per sradicarlo. Solo Anteo lo poteva fare. E ce l’ha fatta, ha potuto seguire la strada davvero giusta per lui.
Elimina la cattiva comunicazione dalla tua vita
Come si individua la “cattiva comunicazione”? E’ una comunicazione che non ha come obiettivo quello di costruire, migliorare, comprendere e far comprendere, ma quello di dare una lezione, esprimere giudizi e critiche, magari tirare fuori le cose che ti danno fastidio e ti fanno soffrire, senza tenere conto dell’effetto che produce sull’altro.
Per questo è facile scoprire se la usi: la comunicazione non è adeguata tutte le volte in cui crea distanze e incomprensioni. Non è adeguata quando, dopo, nessuno dei soggetti coinvolti sta meglio o ha trovato risposte giuste. Non è adeguata quando, a distanza di tempo, continua a produrre pensieri ed emozioni negative.
La comunicazione deve aprire la vita, dare nuove prospettive, speranze, visioni, soluzioni. Consentire a te di essere te, all’altro di essere se stesso, ad ognuno, di realizzarsi e trovare la sua felicità.
Perciò, preso atto che, prima o poi, tutti noi cadiamo vittima di questa tentazione, mettila da parte, e la prossima volta che dovese accaderti, fermati. Non usarla. Trasforma ciò che pensi e provi in un messaggio che può cambiare la realtà in meglio. Che rispetti te e il tuo valore e l’altro, e il suo valore. Poi, parla.
A volte qualcuno, sinceramente, mi dice “ma come faccio a parlargli in questo modo se…” e dopo il “se”, ognuno mette la sua visione, se mi dà fastidio, mi fa soffrire, non mi capisce. Ma il motivo per cui usare la comunicazione giusta è meglio, riguarda proprio te. Solo esprimendo te stesso al massimo del tuo valore potrai far sì che la tua vita si esprima al massimo del suo valore. Pensa a questo. Non chiederti perché farlo, o per chi farlo. Pensa che puoi farlo, e che, facendolo, usando la comunicazione giusta per te, trasformando in bene la cattiva comunicazione, potrai trasformare il tuo ambiente e la tua vita. E cerca parole nuove. Le parole nuove cambieranno i tuoi pensieri, i tuoi pensieri rafforzeranno la tua visione del bene, la tua visione trasformerà la tua realtà.
Come sai, se vuoi posso aiutarti nel tuo percorso di evoluzione personale. Se vuoi contattarmi, nella pagina contatti trovi tutti i miei recapiti, telefono, e-mail, profili social.
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Ti saluto con un tris di aforismi sulla comprensione, che è la base della buona comunicazione. Alla buona comunicazione ho dedicato delle puntate del podcast, potrai trovarle in archivio.
“Le azioni umane non vanno derise, compiante o detestate: vanno comprese” (Spinoza)
“La vita è il primo regalo, l’amore il secondo, e la comprensione il terzo” (Marge Piercy)
“Amare, non è solamente ‘amare bene’; è soprattutto comprendere” (Françoise Sagan)
Il brano che ti dedico si intitola: “Respect”. Posso dirti una cosa, nella vita sembra, a volte, che ci siano cose facili, e cose difficili. Tutto dipende dalla prospettiva. Se la prospettiva è giusta, ti accorgi che non sono davvero facili e difficili. Sono. Facili, difficili, la differenza la fai tu. Quanto credi in te. Quanto ti rispetti. Quanto riesci a rispettare anche chi non crede in sé, e non crede in te. Rispetto. Questo, ti auguro, che tu possa sempre più riconoscere ed esprimere il tuo valore.
Grazie per essere stato con me, alla prossima puntata.