Come liberarti dal tuo passato

In questa puntata voglio parlarti di un altro step fondamentale per la tua crescita personale: la liberazione dal passato, soprattutto dal passato che funziona come una catena, come un’ancora che ti tiene fermo e non ti permette di salpare verso i tuoi nuovi futuri. Di come questo potere glielo dai tu, e senza il potere che tu gli dai, il passato non potrebbe nulla. Liberarsi dal passato non significa ignorarlo o dimenticarlo. Significa usarlo come fonte di esperienza e di insegnamento ma non come scusa per impedirti di realizzare ciò che vuoi e di essere ciò che sei. Del passato devi fare tesoro, e per farne tesoro, devi liberartene. Scopriamo insieme come puoi fare, e perché non lo fai.
(Scorrendo puoi leggere la trascrizione dell’audio)

Come liberarti dal tuo passato

Il passato è… passato
Per prima cosa, voglio chiarire cosa intendo per passato, sai che ritengo fondamentale condividere lo stesso vocabolario. Che non significa semplicemente usare le stesse parole, ma esser certi che gli attribuiamo lo stesso significato. Come ci ricorda il dizionario, “Passato”, ovvero: “Che è trascorso nel tempo, che non è più, rispetto al momento presente: nei secoli passati; speranze ormai passate; (…) Che precede; scorso: l’anno p.; l’inverno p. (…) ant. Significa anche morto…”. Applicato alla vita di ogni giorno, indica ciò che non è più attuale (usanze ormai passate), non più fresco (le uova mi sembrano passate), o, ancora “Che è trascorso nello spazio, che è andato oltre”: è acqua passata, di avvenimento ormai superato, che non è più il caso di ricordare.
Il passato indica il tempo trascorso e ciò che è successo (la vita trascorsa: un fatto del passato; rimpiangere il passato).
Da tutto ciò cosa deriva? Che il passato è passato, cioè sta nel passato, che è morto, non agisce. Questo, da un punto di vista reale, cronologico. Da un punto di vista interiore, invece, il passato non sempre è morto, anzi, a volte è proprio bello vivo, così tanto da produrre effetti nel presente e nel futuro.
Come fa ad essere vivo? E’ vivo grazie al potere che tu gli dai.
Se hai avuto esperienze passate super positive, mega galvanizzanti, ultra evolutive, mantenerlo vivo e attivo ti sarà utile (ma non necessario, perché un buon uso del passato è quello che ne assimila i valori positivi, li usa per fare meglio, essere meglio, agire meglio, pensare meglio, e quindi, anche in questo caso, non serve pensare al passato, perché il buono è già in noi, è già diventato presente che agisce per il nostro futuro). Esperienze positive che possono aiutarti a ritrovare la giusta energia, purchè tu non le utilizzi per confrontarle con un presente che ti piace meno.

Il valore del passato

Il passato è importante, io lo apprezzo moltissimo. E’ fatto di vita, di storie, di emozioni, di ricordi, di conquiste, di gioie, anche di errori e sofferenze. E può essere così incredibilmente ricco di cose da imparare per migliorare e superare le nostre difficoltà. Questo tipo di passato lo apprezzo, e, anzi, ti invito a ricercare le esperienze passate che possono aiutarti oggi a realizzare la tua vita.
Te ne racconto una delle mie, è una cosa molto personale, che ritengo sia stata per me un’esperienza fondamentale, forse quella che, più di altre, mi ha permesso di essere oggi la persona che sono.

Ho avuto una mamma straordinaria. Una donna semplice, con le sue sofferenze, i suoi limiti, ma una capacità di amore vero. Questo ci rende straordinari. L’amore vero ci aiuta a superare i nostri limiti, perché, nonostante i nostri limiti, ci permette di essere davvero di sostegno agli altri, di essere presenti, di esserci.
Non è stata una donna che ha avuto una vita facile. Grandi dolori e perdite in gioventù hanno lasciato in lei segni profondi, e la sua salute, nel tempo, ne ha risentito sempre di più. Ho tanti ricordi d’infanzia legati ai suoi ricoveri, ma non ne ho uno in cui facesse pesare agli altri la sua sofferenza. E’ stata poi malata, di una malattia grave e seria, per oltre vent’anni. Per l’arco della mia vita, e della sua, sino a che è stata con me, ho cercato di aiutarla, di alleviare la sua sofferenza, di comprenderla, fino a diventare, man mano che crescevo, la sua fonte di speranza, la persona alla quale si aggrappava per credere che poteva farcela, e con me, anche agli altri che la amavano. Ed ha combattuto alla grande, fino alla fine, cercando di vivere la sua vita nel modo migliore, per se e per gli altri.
So profondamente che parte della mia capacità di ascoltare, di comprendere, di sostenere, viene proprio da questa parte del mio passato. Non posso negare che una certa propensione all’ascolto e alla comprensione appartengono alla mia natura originaria, ma so che avere vissuto vicino ad una persona che amavo e che soffriva, e che volevo aiutare a vivere più serenamente, mi ha permesso di comprendere la sofferenza ad un livello diverso, con quella che mi piace definire “la compassione del Budda”. Che è una forma di amore comprensivo, partecipativo, paritario, non pietistico, non rinunciatario. In cui tutto può essere più bello e più buono, perché in tutto vi è del buono e del bello. Il mio passato mi ha fatto un grande dono, ma dipende dal passato o dipende da me?
Ora, non sono certo l’unica persona al mondo che abbia avuto a che fare con sofferenze e dolori, ma del nostro passato siamo noi a decidere cosa vogliamo farne.
Ci sono persone che trasformano le proprie sofferenze in scudi e gabbie, che si chiudono, si inaridiscono, se la prendono con il mondo o con se stessi, fuggono dalla realtà, da ciò che sono, da ciò che possono essere. E altre che, invece, le utilizzano come momenti evolutivi, per migliorare. Si tratta di scelte.
Io so che il mio passato mi ha aiutato ad essere la persona che sono oggi. Perché io ho deciso di farne tesoro. Di non rimanere lì, ancorata, ma di costruire nuovi futuri. Il mio passato è parte di me, ma non sono io. Noi siamo molto più del nostro passato.

Quando il tuo passato ti imprigiona

Proseguiamo con l’esempio di Claudio (storia vera, nome di fantasia). Claudio è un uomo con molti talenti, non c’è lavoro che abbia provato a fare in cui non sia riuscito. Certo, il fatto di non avere studiato in gioventù lo ha un po’ limitato, nella scelta del lavoro, ma ha continuato comunque a progredire. Ha fatto tanti lavori, commesso, agente di commercio, libero professionista, imprenditore, ha lavorato in proprio e con gli altri, come socio e come dipendente. Se la cava. In realtà, molto di più. E’ un buon padre presente e affettuoso, un compagno disponibile e attento, un uomo brillante, un professionista affidabile e creativo. Ma se tu parli con Claudio la realtà che lui ti racconta è diversa.
Ti racconterà che avrebbe voluto fare il pittore, da piccolo amava dipingere sopra ogni cosa. I suoi non hanno voluto fargli frequentare il Liceo artistico, ha fatto ragioneria. Ragioneria la odiava, così non ha studiato e non si è nemmeno diplomato. Primo di quattro fratelli, aveva un pessimo rapporto con il padre, che sapeva più di tutto urlare e criticare. Se hai ascoltato la puntata “Sei cattivo e non lo sai”, hai chiaro di cosa sto parlando. Giorno dopo giorno, sempre criticato, sempre ostacolato, poco ascoltato, per niente compreso.
Claudio dipinge per sé, quando può. Ogni tanto ha provato a fare qualcosa di più, ma ha sempre incontrato grandi ostacoli. Una volta, problemi economici che risucchiavano tutto il suo tempo e le sue energie, un’altra un problema al polso che gli impediva di dipingere. Intanto, il tempo è passato. Quando ho incontrato Claudio aveva 45 anni. Era un uomo realizzato, mediamente. Felice, mediamente. Perché? Colpa del suo passato. Se suo padre non lo avesse sempre criticato, se i suoi genitori lo avessero appoggiato, se avesse fatto il Liceo artistico, se avesse avuto più soldi, se avesse avuto uno studio dove dipingere, se non si fosse fatto male al polso, se, se, se… avrebbe potuto essere tutto, fare tutto e invece… Sì, aveva fatto tante cose, ma si sentiva come incompiuto, come una persona che ha in parte fallito. Non realizzata.
Questo tipo di sensazione è una conseguenza della rinuncia alla nostra vocazione. Che sia quella di fare il pittore, l’eremita, il cantante o il commercialista (perché magari c’è chi i calcoli li ama): non fa differenza quale sia, ognuno di noi ha la sua vocazione.
Il suo passato era il suo più grande nemico, il suo più grande ostacolo, la sua catena. Non riusciva a vedere chi era diventato, cosa aveva realizzato, quante persone lo amavano, quante cose belle faceva, che bella persona fosse. Vedeva solo quello che non aveva, fatto, realizzato. Il suo sguardo interiore era sempre rivolto al passato. Un passato che non c’era più, eppure funzionava alla grande.
Era la sua catena, all’inizio, poi era diventata la sua scusa. Invece di direzionare le sue energie verso la sua vita, la sua realizzazione, le sprecava a ripensare, rivangare. Apparentemente viveva il presente e costruiva il futuro. Ma senza credere davvero in se stesso, senza sperare, senza osare.

Scegli cosa vuoi fare con il tuo passato

Ora, il passato è passato. E’ accaduto, è dentro di noi. Forma dei mattoni che possono costruire scale per salire o muri per chiudere. Quando ho incontrato Claudio voleva solo essere meno arrabbiato, gestire meglio la sua comunicazione, le sue relazioni. Ma si sa, quando si inizia un percorso per la crescita personale, la strada è ricca di sorprese e non è mai scontata o predeterminata.
Claudio è riuscito a vedere davvero la sua vita, ad apprezzarla, a capire il suo valore solo quando si è liberato dal suo passato. Nel suo caso, ha imparato a comprendere le persone che vivevano nel suo passato, i loro limiti, le loro motivazioni. A capire che se un padre ti critica non vuol dire che tu non vali. Vuol dire che lui non vede il suo valore e neanche il tuo. Altrimenti, saprebbe come sostenerti. Così finalmente è riuscito a vedere quante cose aveva fatto, nonostante tutto. Quante cose belle, quanta bella vita.
E allora ha accettato la sfida, quella di dipingere. Per esprimersi e per essere felice, prima di tutto. Si è liberato così bene dal suo passato che in pochi anni si è diplomato, è andato all’Accademia delle Belle Arti ed ha aperto un laboratorio d’arte e ceramica.
Perché non lo ha fatto prima? Perché usava il suo passato come scusa per rimanere bloccato nel passato.
Chi decide che uso fare del proprio passato?
Tu. Hai più di una scelta. Ti suggerisco qualche piccola strategia da attuare, che potrà esserti utile per liberarti dal tuo passato.

Le strategie che trasformano il passato in un’occasione per il futuro

La prima possibilità è che lo lasci dove è, ti concentri su ciò che sei oggi e su ciò che vuoi realizzare. Ogni volta che ti viene in mente una scusa su ciò che non sei o non puoi, scrivila su un foglio di carta e facci una riga sopra. E sotto scrivi subito un motivo per cui invece puoi farlo. E quando te ne dimentichi, rileggilo.
La seconda, è che cerchi di risolverlo. Che non vuol dire convincere le persone del tuo passato a cambiare idea o a chiederti scusa, ma che tu riesci ad essere te stesso sempre, anche quando hai a che fare con le persone del tuo passato. In questo modo, il passato si trasforma, non può più bloccarti, perché, di fatto, tu già sei libero.
La terza, è quella che preferisco. Lo usi. Devi cercare in ogni esperienza, anche quella più negativa, la forza positiva. Separare il passato dal valore, ciò che erano gli altri da ciò che sei tu. Lo usi come fonte di esperienza e di insegnamento ma non come scusa per impedirti di realizzare ciò che vuoi e di essere ciò che sei. Del passato devi fare tesoro, e per farne tesoro, devi liberartene.
Non sprecare le tue energie a combattere il passato, che non c’è più. E’ già morto. Usale per costruire il tuo futuro, che è già vivo dentro di te. Devo solo realizzarlo.
E se vuoi una mano per utilizzare il tuo passato nel modo migliore per il tuo presente e il tuo futuro, posso aiutarti, a partire dalla tua scrittura, dalle tue risorse originarie e dal tuo valore.
Per contattarmi trovi i miei recapiti su annarosapacini.com o inviami un messaggio diretto tramite il social che preferisci
Grazie per i messaggi che mi inviate, è bello sapere che le mie parole possono ispirare altre persone, e allo stesso modo, le vostre parole ispirano me.
Non dimenticarti di scrivere una recensione su iTunes, che potrà aiutare chi sta cercando un percorso profondo di crescita personale, magari un commento su Spreaker e di abbonarti alla mia app, per non perdere i prossimi episodi.
Ti saluto con un tris di aforismi:
– “Se sei ancora attaccato ad un vecchio sogno di ieri, e continui a mettere dei fiori sulla sua tomba ad ogni momento, non puoi piantare i semi per un nuovo sogno che possa crescere oggi” (Joyce Chapman)
– “La vita può essere capita solo tornando indietro; ma deve essere vissuta andando avanti” (Søren Kierkegaard)
– “Del passato dovremmo riprendere i fuochi, e non le sue ceneri” (Jean Leon Jaurès)

E non mi stancherò mai di ripetertelo, la più grande energia di cui la tua vita dispone, sei tu. Accendi il tuo fuoco, e fai in modo che nessuno possa spegnerlo.
Ti ringrazio per essere stato con me. Ti aspetto alla prossima puntata. Ciao

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