Ognuno può avere le paturnie sue (e non scusarsi)

Oggi ho le paturnie. Sarà un problema? Per niente. Ognuno è libero di avere le sue paturnie, che non sono casuali, hanno sempre le loro ragioni, e nessuno, al di fuori di te, può comprendere o valutare le tue paturnie bene quanto te. Certo, poi devi agire, per capire se queste paturnie vengono più da fuori che da dentro oppure dipendono più da te che non dagli altri, e risolverle. Ma mai scusarti per uno stato d’animo o un’emozione che provi. Funziona meglio spiegarli, a te stesso e agli altri. Cerchiamo di capire come funzionano le paturnie e come usarle a tuo vantaggio.
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“Comunicare per essere®”, podcast dedicato all’evoluzione personale, un’evoluzione personale reale, concreta, che puoi mettere in pratica ogni giorno nella tua vita. Comunicare per essere, perché solo attraverso la comunicazione puoi essere te stesso nel mondo e in te, al massimo del tuo potenziale, e scoprire che puoi andare anche oltre. Un grazie ai nuovi amici che ogni giorno si aggiungono, e mi seguono sui social. Puoi seguire il mio podcast su tutte le app più diffuse per ascoltare radio e podcast, iTunes, Spotify, Spreaker, CastBox, PodcastAddict, scegli quella che preferisci, abbonati e potrai ascoltarlo quando vuoi.
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Ognuno può avere le paturnie sue (e non scusarsi)

I miei clienti sono una delle mie più grandi fonti di ispirazione. O sono particolarmente fortunata, e tutti i miei clienti sono persone meravigliose e straordinarie, o sono particolarmente fortunata perché il mio lavoro mi permette di comprendere quanto ogni persona sia meravigliosa e straordinaria. Penso tutte e due le cose, ad onor del vero. Tutte le persone sono straordinarie, ho la fortuna di conoscere profondamente le persone con cui lavoro, ognuna di loro è straordinaria, ed ognuna di loro mi ispira. Mi ispira la loro vita, il loro impegno, la forza, la determinazione. Mi ispira a fare sempre meglio, per aiutarli sempre di più. Così funziona uno dei miei meccanismi interiori. Qualche giorno fa, una mia carissima cliente, che chiamerò Ester, ha iniziato il nostro incontro dicendo una frase che suonava pressappoco così: “Adesso ti parlerò delle mie paturnie”. Lo ha fatto rispondendo a quello che avevo detto io poco prima, cioè che ero di pessimo umore, e che avrebbe così verificato dal vivo se quello che spesso dico anche nel podcast è vero, cioè che la consapevolezza e l’equilibrio interiori, quando sono solidi ed agiscono insieme, ci permettono di riportare il nostro stato interiore dove vogliamo che stia. In effetti è vero, per me, al massimo ci impiego pochi minuti, a tornare al mio stato interiore di base, che definirei energico e tranquillo. Certo che se una persona decide di fare un percorso per la sua evoluzione personale, e ha delle paturnie, parla anche delle sue paturnie. E’ nel suo diritto avere paturnie e parlare di paturnie. Questo, sempre. Ciò che provi è ciò che sei, in quel momento, è vero, è autentico, ha bisogno di dirti qualcosa, devi ascoltarlo, non devi né giustificarti né scusarti. Comprenderlo, sì, trovare le risposte, sì.

Ciò che provi è ciò che sei, un messaggio che deve sempre essere ascoltato

Ester è soltanto un esempio, spesso le persone, quando parlano di qualche cosa che le mette di cattivo umore, le rattrista, quasi si scusano. Perché? Perché spesso, nella vita di tutti i giorni, quando si va di corsa, ognuno preso dagli affari suoi, sembra quasi di disturbare, anzi, non sembra, in tanti casi, gli altri te lo fanno pesare, cercano di sminuire, a volte si irritano. Devo dire, a loro giustificazione, che tante persone pensano che sminuendo una cosa negativa aiutano chi la dice a ridimensionarla, ma così non è. E’ ascoltando e comprendendo che si aiuta, mai sminuendo. Serve tempo, e voglia di farlo. Ma cosa sono le paturnie?
Dal vocabolario Treccani: “Stato d’animo malinconico; più com., cattivo umore, irritazione sorda e stizzosa, soprattutto in locuzioni e frasi come: avere le p.; far venire, mettere addosso le p.; ogni tanto gli vengono, o gli prendono, le p.; ti son passate le p.?”. Sinonimi: “malinconia, mestizia, spleen, tristezza, uggia, cattivo umore, nervoso”.
Perciò, le tue paturnie devi prenderle sul serio. Hanno sempre un’origine, vicina o lontana, e per riuscire a fartele passare, devi capirne la causa e cercare la soluzione.

Trovi la causa, trovi la soluzione

Una prima distinzione puoi farla rispetto a paturnie prevalentemente da causa esterna e paturnie prevalentemente da causa interna. E’ una distinzione teorica, in quanto, nella realtà, causa-effetto, esterno-interno, sono sempre collegati, in feedback in tempo reale come la comunicazione, però è una valutazione che può esserti utile. Poniamo che tu sia un runner, vai a correre e cadi, ti fai male e per un po’ non puoi più correre, e ti vengono le paturnie, la causa è soprattutto esterna. Certo, ormai sei caduto, sarà bene che cerchi di risollevarti, così le paturnie passano prima, tanto, gli stati d’animo negativi non aiutano la guarigione. Posso farti un esempio personale, reale, tratto dalla mia vita. Sono caduta almeno un paio di volte, mentre correvo. La prima volta, perché mio figlio, avrà avuto circa dieci anni, nel tentativo di abbracciarmi mentre andavo ai miei dieci chilometri all’ora, mi ha fatto lo sgambetto. Pantaloncini corti, asfalto, velocità lanciata, gran botta al ginocchio, varie contusioni, e una microfrattura all’alluce. E sì, un po’ di paturnie mi sono venute, un po’ di cattivo umore, soprattutto perché mi avevano detto che avrei dovuto evitare di correre per un periodo di tempo molto lungo, non essendo consigliabile l’applicazione di un gesso. La soluzione, anche alle paturnie da causa esterna, è dentro di te, è legata a quanto ti conosci, al tuo temperamento, alla tua determinazione, e anche saggezza, cioè le soluzioni dovrebbero sempre essere giuste per te. Nel mio caso, ho ricominciato a camminare quasi subito, mi esercitavo sul tapis roulant, prima a velocità ridottissima due, tre chilometri all’ora al massimo. Questo esercizio ha fatto sì che non solo mi riprendessi più velocemente, ma che la mobilità del piede e del ginocchio, alluce compreso, tornassero esattamente come prima. Esempio di paturnia da causa interna? Vai a correre, di fretta, prendi un paio di scarpe già molto usate, perché non trovi quelle nuove. E sulla pista incontri la tua vicina X o il tuo collega Y, super griffati, e ti vengono le paturnie perché non hai indossato le scarpe nuove. Questa è una paturnia soprattutto interna. Dipende da come valuti te stesso e l’altro, e da quanto hai bisogno di apparire, piuttosto che essere. Se invece il cattivo umore fosse dovuto al fatto che con le scarpe molto usate si corre peggio, e le articolazioni ne risentono, la causa primaria sarebbe oggettiva. Cattivo umore perché qualcuno giudica le tue scarpe in base a criteri esteriori, causa primaria soggettiva. Spero che l’esempio ti sia utile. Questo non toglie valore alle tue paturnie. Uno dei sinonimi è “spleen”, che è un umore tetro e malinconico, che ben conoscevano certi poeti francesi. Va preso sul serio. Se ti senti malinconico, o triste, o nervoso, hai i tuoi motivi. Se vuoi parlarne, fallo, senza scusarti. Ciò che provi è legato a ciò che sei ed a ciò che vivi. L’atteggiamento più utile, in questi casi, è capire la causa e trovare la soluzione. Agire. Cerca un vettore positivo, controbilancia lo stato d’animo negativo dedicandoti a qualcosa di bello per te. D’altronde, il contrario di paturnie è: “allegria, contentezza, gaudio, gioia”.

Sapere è potere

Nella vita, la tristezza e la malinconia servono, sono pause dell’animo, che avverte un po’ di pesantezza, a volte. Non vanno demonizzate né rifiutate, caratterizzano un momento della tua vita, ma non sono te. Puoi usarle per crescere, migliorare la situazione che ti mette tristezza, la relazione che ti fa soffrire. Il punto di partenza di ogni crescita vera è la comprensione, per capire, bisogna conoscere. “Conosci te stesso” ha tanti significati, per prima cosa, lo amplierei: “Conosci, comprendi e rispetta te stesso. E aiutati ad essere ciò che sei”. Le paturnie vanno e vengono, ma se risolvi la causa, diventano un’occasione per fare un altro passo nella direzione della tua evoluzione. Perciò evviva le paturnie, nella vita, tutto è utile alla tua vita, se lo sai utilizzare bene.
Samo giunti alla conclusione della puntata e al consueto appuntamento con gli aforismi e la musica. Grazie ad Ester per la sua ispirazione, è una donna fantastica e sono convinta che lo sarà sempre di più. Vorrei ringraziare anche Gianluca, che mi ha scritto nottetempo un messaggio su WhatsApp, una sua riflessione sul percorso che stiamo facendo: “Annarosa, il lavoro che facciamo insieme mi ha fatto capire cosa vuol dire la bellezza è negli occhi di chi guarda. Cambiando la prospettiva, si trasforma il mondo, ma prima, il nostro cuore. Non ho ancora deciso dove voglio arrivare, ma qualunque sia la strada che deciderò di percorrere, non finirò mai di ringraziarti”. Gianluca, ricevere un messaggio così rincuorante di notte, non ha prezzo.
Ti ricordo che se vuoi conoscere il mio metodo, richiedere la tua analisi grafologica, fare un percorso evolutivo con me, su misura per la tua vita ed i tuoi obiettivi, nel mio sito, annarosapacini.com, pagina contattia, trovi tutti i miei recapiti. Oppure, scegli il social che preferisci. Rispondo sempre ai messaggi veri
Tris di aforismi dedicati alla tristezza, costruttivi, non negativi…
“Quasi sempre la tristezza non è altro che una forma di stanchezza” (André Gide)
“La tristezza del discendere è il prezzo pattuito della gioia del salire” (Giovanni Papini)
“La tristezza spazza via tutte le nostre certezze, creando uno spazio interno di vuoto. Solo in questo vuoto la nostra vera originalità potrà rinascere” (Raffaele Morelli)

Il brano che ti dedico si intitola: “Turn on the light”. Accendi la luce, e tieni sempre ben accesa la tua luce interiore, e tutto sarà più chiaro.
Ti ringrazio, per essere stato con me.

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