L’abitudine è la più brutta delle malattie (ma anche no)

L’abitudine è la più brutta delle malattie, quando non è abitudine, ma rassegnazione, inconsapevolezza, perdita di visione e di coraggio. Questa abitudine fa male, e va combattuta. Poi c’è un’abitudine bella, luminosa, quella delle cose che scegli per amore, perché ti fanno stare davvero bene. Quella, va coltivata. Quello che ti serve è distinguere l’abitudine sbagliata da quella giusta, e adoperarti per liberarti da ciò che ti fa male e rafforzare quello che ti fa bene.
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L’abitudine è la più brutta delle malattie (ma anche no)

Se mi segui da un po’, sai che sono un’appassionata di aforismi. Questo, da sempre. Ho una vera e propria collezione, di libri cartacei, di aforismi per autore ed anche una rara enciclopedia. L’aforisma mi piace perché coglie l’essenza, è in grado di aprire orizzonti infiniti, ma anche di chiuderli, soprattutto quando ciò che trasmette è un luogo comune, ancor più se il luogo comune è negativo. A me, personalmente, piacciono di più gli aforismi in grado di trasmettere messaggi positivi, anche nelle situazioni difficili. Pur tuttavia, trovo grandi insegnamenti anche in quelli che colgono i momenti più bui. L’insegnamento non è l’aforisma in sé, ma, come ogni messaggio, è l’uso che di quel messaggio fai.
Ieri, in rete, ho letto questo aforisma: “L’abitudine è la più brutta delle malattie. Ti fa accettare di tutto, anche di non essere felice”. Risultava essere anonimo, ma ho deciso di fare una ricerca, proprio perché mi ha dato un’ispirazione che volevo condividere con te, in un podcast. Così, ho trovato il riferimento originale, da un libro di Oriana Fallaci: “L’abitudine è la più infame delle malattie, perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portare le catene a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L’abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente e cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d’averla addosso ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci”.
In parte lo condivido, in parte no. Il vocabolario Treccani ci ricorda che abitudine viene da “abito”, è: “Disposizione o costituzione naturale, struttura: a. del corpo, dell’animo; ogni corpo umano può aver la sua particolare abitudine, ma anche tendenza a ripetere determinati atti, a rinnovare determinate esperienze (per lo più acquisita con la ripetizione frequente dell’atto o dell’esperienza stessa): avere, prendere, contrarre, perdere un’a.; una buona, una cattiva, una pessima a.”. Nelle varie accezioni, c’è proprio la versione negativa, qualcosa che può essere piacevole ma soprattutto spiacevole, a cui ci si adatta, si fa l’abitudine, sino addirittura ad assuefarsi, e a non poterne fare più a meno. Converrai con me che se si tratta di abitudini positive, allora l’abitudine è da incentivare, ma se sono negative, la storia cambia.

Quando l’abitudine nasconde la verità

Quando l’abitudine diventa una malattia, cioè qualcosa che ti fa male? Quando nasconde una verità. Quando, piuttosto che affrontare un problema, si cerca di far finta che non esista. Quando diventa una prigione necessaria.
Nelle relazioni interpersonali è un evento che accade molto spesso, e che mettono in atto soprattutto le donne. Inizia una relazione, diventa importante, magari quella di tutta la vita, ci sono cose che non vanno bene, andrebbero subito affrontate, chiarite, risolte, invece ci fanno l’abitudine, lasciano perdere. Perché?
Perché quando affronti un problema, una situazione, devi essere in grado di gestire in modo equilibrato e positivo per te, ogni risposta che riceverai, anche quella che non vorresti. Tante volte mi è accaduto di lavorare con persone che avevano seguito già altri percorsi, in cui la mediazione si era trasformata in ulteriore conflitto, ed ognuno dei soggetti coinvolti finiva per ripetere sempre la stessa cosa, nello stesso modo, anche durante gli incontri in cui avrebbe dovuto trovare un modo nuovo di essere e comunicare, più adatto, migliore. Invece, tutto si ripeteva come d’abitudine. Un’abitudine, uno schema mentale che, alla fine, diventa quasi un loop. Io non parto mai dal problema, ma dalla persona. E’ la persona che deve comprendere bene, attivare il pensiero profondo, accrescere la sua consapevolezza. Così crescono equilibrio e forza interiore.

Più sei consapevole, più puoi evolvere la tua vita

Quando hai ben compreso la tua realtà, interiore ed esterna, dentro di te, sei già abbastanza forte da gestire ogni risposta, perché non cerchi scuse o abitudini, cerchi la verità, la tua felicità. E’ un approccio che dà sempre buoni risultati. Quando un’emozione negativa, un’abitudine per te dannosa (una rinuncia a ciò che davvero vuoi e sei) si palesa per ciò che è, si manifesta, decanta dentro di te, si trasforma in comunicazione evolutiva, in grado di trasformare davvero la tua vita in meglio. Perché, a quel punto, allora non temi più la risposta. Sai che, qualunque risposta sarà, sarà quella giusta. E questo, per tornare all’esempio della relazione interpersonale, potrebbe voler dire che la tua vita di coppia diventerà sempre più bella e unica, oppure che capirai che stai cercando un partner diverso, che c’è altro che vuoi per te nella tua vita, oppure potrai, insieme alla persona che ami, trovare delle mediazioni reali che, fuori da abitudini di salvataggio, vi permetteranno di costruire una vita vera insieme, giusta per entrambi, dove ognuno vede riconosciute le proprie istanze. Perciò, fai attenzione alle abitudini.
Se sono abitudini buone per te, ti portano cose belle, ti fanno stare bene, ti arricchiscono, ti fanno crescere, fanno bene al tuo ambiente ed alla tua vita, coltivale. Quelle buone vere si riconoscono, perché facilitano il cambiamento, ti fanno progredire, ti permettono di risolvere le situazioni e di realizzarti. Quelle che invece fanno male alla tua vita sono quelle che ti nascondono la verità, ti tengono bloccato, non ti fanno risolvere nulla, anzi, più vai avanti, più un problema diventa grande, più grande la tua sofferenza, più abitudine ti serve. Per questo so che le puoi riconoscere.

Quelle piccole abitudini che ti fanno bene

Ho scelto per questa puntata un aforisma che sarà il punto di partenza del prossimo podcast, e che, come sempre, condividerò con te a fine puntata, che presenta l’eccellenza come un’abitudine, un abito mentale, un’attitudine, una scelta grandiosa. Prima di questo livello di abitudine superiore ce n’è anche uno intermedio. Sta nascosto nelle piccole cose della vita quotidiana, quelle che ti fanno stare bene e diventare migliore, che ti fanno essere migliore insieme agli altri. Fare una bella passeggiata con la persona che ami; giocare a pallone con tuo figlio; cantare insieme in macchina, con chi è con te, mentre viaggi; stare seduto di fronte ad un cappuccino e parlare di qualcosa di importante, e poi ripartire; cucinare per le persone che ami, e intanto lasciare liberi i pensieri di fondo; correre, o fare uno sport che ami; leggere; dedicare del tempo al tuo benessere; imparare una nuova lingua assieme ad un amico, a tuo figlio, al tuo partner, la lista non finisce mai. Abitudini belle, abitudini che, anche se piccole, potrebbero portarti verso futuri nuovi. Magari, puoi seguire un corso di cucina e aprire un blog, oppure creare un gruppo di persone che ogni fine settimana si incontrano per condividere un’esplorazione, che sia tra le bellezze della natura, dell’arte o le pagine di un libro. Ma quello che più conta, è che questo tipo di abitudine ti dà forza, e ti permette di affrontare e risolvere i problemi di ogni giorno.
Puoi riconoscerla: coltivala, non la perdere, e se non ne avessi nemmeno una, di questo tipo – cosa che dubito fortemente – allora createne una.
Nella prossima puntata parleremo del rapporto tra l’abitudine e l’eccellenza, tra quello che fai e quello che raggiungi. Intanto, ti ricordo che se vuoi sapere qualcosa di più dei miei metodi, seguire con me un percorso per la tua crescita personale, i tuoi obiettivi, la risoluzione dei tuoi problemi, nella pagina contatti, in questo sito, trovi tutti i miei recapiti. Analisi grafologica profonda, Profilo grafologico essenziale, counseling, on line, se vuoi risparmiare tempo per investirlo sulla tua formazione evolutiva, ovunque tu sia. Sono a tua disposizione per ogni approfondimento.
Per salutarti, aforismi e musica. L’aforisma è di Aristotele, ed è la visione che preferisco, dell’abitudine, sebbene anche su questa frase ci saranno aspetti da approfondire, perché mai nulla è così semplice o netto, tra il bianco e il nero c’è un mondo di colori, visibili e invisibili:
“Noi siamo quello che facciamo costantemente, l’eccellenza quindi non è un atto ma un’abitudine” (Aristotele)
Il brano che ti dedico si intitola: “Inside”. Dentro, è lì che devi andare. Perché il tuo viaggio più grande, parte da te ed è te, che devi trovare tutto quello che sei tu. Buona vita.
Ti ringrazio, per essere stato con me.

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